La giunta militare dichiara una settimana di lutto mentre continuano le operazioni di soccorso
Cresce senza sosta il bilancio delle vittime del devastante terremoto che ha colpito il Myanmar il 28 marzo, con alcune previsioni - come quella dell'Usgs americano - che azzardano fino a 10'000 morti: al momento il conteggio ufficiale delle vittime ha superato la cifra dei 2'000, con più di 3'900 feriti.
Lo ha reso noto la giunta militare, annunciando una settimana di lutto nazionale e un minuto di silenzio che verrà osservato domani. Questi numeri corrispondono grosso modo a quelli forniti dalle varie organizzazioni di soccorso da ogni parte del mondo che stanno lavorando nelle zone colpite.
Un portavoce dell'esercito al potere ha anche detto che 270 persone risultano ancora disperse, tre giorni dopo il sisma di magnitudo 7,7. Parallelamente, è salito a 19 il bilancio delle vittime a Bangkok, dove è crollato un grattacielo in costruzione.
Secondo la vicegovernatrice della capitale thailandese, Tavida Kamolvej, è improbabile che si trovino eventuali superstiti sotto le macerie del grattacielo, anche se segnali di movimento di incerta origine sono stati registrati presso le rovine del palazzo disintegrato dalla scossa. In tutto, 78 persone sono considerate disperse.
Tuttavia, nel dramma di morte birmano, la vita non si arrende neanche sotto le macerie: quattro persone, tra cui una donna incinta e una bambina, sono state tratte in salvo dalle macerie di edifici crollati a Mandalay, la città vicina all'epicentro del terremoto, 60 ore dopo la catastrofe.
Ma ci sono anche i superstiti a cui pensare. "La situazione è drammatica - spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia -. I tanti sopravvissuti senza più una casa hanno urgente bisogno di un riparo, acqua pulita e cure mediche, per questo stiamo lavorando a stretto contatto con i nostri partner locali per garantire che gli aiuti raggiungano velocemente i più bisognosi. Nelle prossime ore saremo impegnati nel portare e distribuire forniture di primo soccorso per le famiglie di sfollati, con l'obiettivo di salvare il maggior numero possibile di vite".
Per l'Organizzazione mondiale della Sanità servono urgentemente 8 milioni di dollari, "per fornire cure traumatologiche salvavita, prevenire focolai di malattie e ripristinare i servizi sanitari essenziali nei prossimi 30 giorni".
Intanto si va chiarendo la portata colossale del terremoto. La rottura della faglia che ha generato il sisma è avvenuta lungo una porzione più che doppia rispetto a quella stimata inizialmente in circa 200 chilometri: le analisi più aggiornate condotte dal servizio geologico degli Stati Uniti, l'Usgs, indicano che la rottura è stata di almeno 450 chilometri.
La rottura è avvenuta lungo la faglia Sagaing, che attraversa il Paese per 1.200 chilometri dal Mare delle Andamane a Sud fino all'Himalaya nord. "Il dato è suscettibile di ulteriori aggiornamenti - osserva la sismologa Concetta Nostro dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - perché in Myanmar non è disponibile una rete sismologia e tutte le analisi vengono condotte da stazioni distanti dalla zona dell'epicentro".
Nel caso del terremoto del 28 marzo, osserva, la particolarità è che "il tempo necessario perché la faglia si rompesse è stato notevole: pari a circa 90 secondi" e la rottura si è "propagata sul piano di faglia con un'intensità notevole". L'ipotesi è che sia avvenuto il raro fenomeno chiamato 'Super-shear', che avviene quando la rottura si propaga più velocemente delle onde sismiche S, che in inglese sono anche chiamate shear waves.