Estero

Accuse reciproche tra Kiev e Mosca dopo il fallimento del cessate il fuoco nel Mar Nero

Zelensky denuncia attacchi russi con droni, mentre Mosca chiede la revoca delle sanzioni per attivare la tregua

26 marzo 2025
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La tregua nelle parole, la guerra nei fatti: dopo nemmeno 24 ore dall'annuncio dell'accordo tra Kiev e Mosca per un cessate il fuoco nel Mar Nero e per uno stop effettivo agli attacchi contro le infrastrutture energetiche, dai due fronti sono volate accuse di violazioni, bugie e mancanza di volontà per una vera pace.

E soprattutto, sono volati 117 droni russi sulle regioni ucraine, portando danni ad abitazioni e infrastrutture: "Lanciare attacchi su larga scala dopo i negoziati di cessate il fuoco è un chiaro segnale al mondo intero che Mosca non perseguirà una vera pace", ha attaccato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ma dal Cremlino arriva la sottolineatura che in Arabia Saudita si è parlato di impegni che per concretizzarsi hanno bisogno di fatti: la tregua del mare "può essere attivata dopo che sono soddisfatte una serie di condizioni", ha spiegato il portavoce Dmitri Peskov, riferendosi alla revoca delle sanzioni agricole contro la Russia sulla quale Washington ha mostrato disponibilità, mentre dall'Unione europea la chiusura è netta: "uno dei principali presupposti per modificare o revocare le sanzioni è il ritiro incondizionato di tutte le forze militari russe dall'intero territorio dell'Ucraina", ha chiarito una portavoce della Commissione Europea.

"Dall'11 marzo c'è stata una proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco totale, una cessazione completa degli attacchi. E letteralmente ogni notte, attraverso i suoi attacchi, la Russia continua a dire "no" alla proposta di pace dei nostri partner", ha dichiarato Zelensky spiegando che ieri sera "nei nostri cieli si sono verificate altre 117 prove di come la Russia continui a trascinare questa guerra: 117 droni d'attacco" lanciati su Dnipro, Sumy, Cherkasy, Kryvyi Rih, Sumy, Donetsk, Kharkiv e Zaporizhzhia.

"Ci deve essere anche una chiara pressione e una forte azione da parte del mondo sulla Russia: più pressione, più sanzioni dagli Stati Uniti per fermare gli attacchi russi", ha chiesto il presidente ucraino che solo poche ore dopo l'annuncio dell'intesa sulla tregua del Mar Nero aveva espresso tutta la sua critica nei confronti dell'apertura americana a una revoca delle restrizioni sulle esportazioni agricole russe.

Per Mosca infatti il via libera al cessate il fuoco marittimo arriverà solo "dopo il ritiro delle sanzioni contro Rosselkhozbank e altre istituzioni finanziarie coinvolte nel garantire il commercio internazionale di alimenti e fertilizzanti".

E non va meglio sulla pausa dagli attacchi all'energia, dove nel frattempo continua lo scambio reciproco di accuse: secondo il ministero della difesa russo le forze armate ucraine hanno "continuato ad attaccare le infrastrutture energetiche" russe e Zelensky "di fatto sta facendo di tutto per interrompere gli accordi".

In risposta, lo Stato maggiore ucraino ha parlato di "falsità" di Mosca, sottolineando che "il 25 e 26 marzo, le forze ucraine non hanno lanciato attacchi con droni contro le strutture energetiche russe nelle regioni di Kursk e Bryansk, né contro le strutture energetiche nel territorio della Crimea".

Al contrario, secondo il governo di Zelensky sono state le forze russe ad attaccare almeno otto siti dell'energia ucraina dal 18 marzo, quando Mosca ha acconsentito a fermare gli attacchi sulle strutture dell'energia per 30 giorni. Di rimando, Peskov ha dichiarato che "l'ordine di Putin" sul divieto di attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine "è in vigore e viene eseguito".

Se da una parte inevitabilmente continuano i veleni tra invasori e invasi, dall'altra prosegue invece l'idillio tra Mosca e l'amministrazione americana targata Donald Trump: "siamo soddisfatti di come si sta sviluppando il nostro dialogo: in modo pragmatico, costruttivo ed efficace", ha spiegato Peskov dopo che nelle ore precedenti il ministro degli esteri Serghei Lavrov aveva tessuto le lodi di Trump e anche del suo inviato Steven Witkoff, definito "un uomo intelligente ed energico" che ha capito l'essenza del conflitto ucraino". Zelensky invece "ha i giorni contati", secondo il capo della diplomazia russa.

Con queste premesse, il presidente ucraino è volato a Parigi per un vertice dei volenterosi dal quale Kiev cercherà di ricavare maggiori certezze su quei "dispositivi di sicurezza" necessari a dissuadere il presidente russo Vladimir Putin da ulteriori attacchi all'Ucraina una volta raggiunta una tregua sul terreno.

In una conferenza stampa congiunta il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che "la Russia continua, giorno dopo giorno" a moltiplicare i bombardamenti sull'Ucraina, "mostrando la sua volontà di guerra e di voler continuare l'aggressione":

"Noi aspettiamo l'impegno di Mosca. La Russia deve accettare un cessate il fuoco di 30 giorni senza 'condizioni preliminari'", ha affermato Macron. A suo dire, inoltre, è "decisamente troppo presto" per parlare di una revoca delle sanzioni contro la Russia.

Il presidente ha anche annunciato un nuovo aiuto a Kiev di due miliardi di euro in "missili Mistral, carri AMX e munizioni", sottolineando che "la Francia continuerà nel suo impegno, d'accordo con i partner europei ed alleati". E ha ribadito la necessità di creare forze europee di dissuasione nei confronti di ogni nuova aggressione russa.

Da parte sua Zelensky ha affermato che "non è il momento di abbandonare la pressione sulla Russia o di indebolire la nostra unità". "Nel Mar Nero - ha aggiunto il leader ucraino - Mosca prova a inserire condizioni supplementari" nell'accordo di cessate il fuoco. "Noi - ha aggiunto - speriamo che gli americani ne garantiranno il carattere incondizionato".

A suo dire, inoltre, è ancora "troppo presto" per parlare della composizione di un contingente in Ucraina. In precedenza il negoziatore ucraino Igor Zhovkva aveva sostenuto che i peacekeeper non sono la risposta: serve un contributo "serio" dall'Europa con truppe pronte a combattere.