Secondo giorno di manifestazioni a Gaza City, tensioni crescenti nella regione
Per il secondo giorno consecutivo, decine di residenti del quartiere Shejaiya di Gaza City sono scesi in strada per protestare contro il governo di Hamas. I manifestanti hanno bruciato pneumatici e intonato slogan come "Hamas fuori" e "stop guerra". Le proteste, che in passato erano eventi rari, si sono svolte anche nel campo profughi di Jabalia e a Khan Yunis.
Nel frattempo, in Israele, l'ufficio del primo ministro Benyamin Netanyahu ha avviato i colloqui per la nomina del nuovo capo dello Shin Bet. Secondo i media israeliani, Netanyahu incontrerà due ex vice capi del servizio e Shalom Ben Hanan, ex alto funzionario dell'agenzia, come possibili candidati. Un quarto candidato, Eyal Tsir Cohen, ex dirigente del Mossad, sarà ascoltato successivamente.
L'alta Corte ha recentemente prorogato la sospensione della rimozione del direttore in carica, Ronen Bar, ma ha revocato il divieto che impediva a Netanyahu di esaminare i possibili sostituti.
Durante il cessate il fuoco, che è durato dal 19 gennaio al 2 marzo, tra i 500 e i 600 camion entravano a Gaza ogni giorno. Tuttavia, la ripresa delle ostilità ha interrotto questi flussi. Juliette Touma, direttrice della comunicazione dell'UNRWA, ha chiesto il rinnovo del cessate il fuoco, il rilascio immediato di tutti gli ostaggi a Gaza e l'accesso senza ostacoli di aiuti umanitari e forniture commerciali nella Striscia, definendo la situazione "catastrofica per i civili di Gaza".
Touma ha denunciato il "triste traguardo" raggiunto la scorsa settimana, con la morte di "400-500 persone in un solo giorno", principalmente donne e bambini. Ha inoltre segnalato l'aumento delle vittime tra il personale dell'UNRWA, con otto membri uccisi nell'ultima settimana, portando il totale a oltre 280 morti tra lo staff dell'Agenzia Onu. Dalla ripresa delle ostilità, l'UNRWA stima che oltre 140.000 persone siano state sfollate nella Striscia di Gaza a causa degli ordini di evacuazione israeliani.
In Cisgiordania, Touma ha riferito che un'operazione delle forze israeliane ha quasi svuotato diversi campi profughi, sfollando circa 40.000 rifugiati palestinesi. Ha descritto l'operazione come una "demolizione su larga scala di edifici", sottolineando che gli sfollati non hanno quasi nessun posto dove tornare. L'UNRWA sta affrontando "pressioni sempre più forti" per interrompere la fornitura dei servizi, specialmente dopo la messa al bando dell'agenzia da parte di Israele, entrata in vigore a fine gennaio.
Nonostante le difficoltà, l'UNRWA continua a fornire servizi, affrontando una situazione finanziaria "più precaria che mai".