Scontri tra manifestanti e polizia, Erdogan accusa l'opposizione di ipocrisia
Tensioni alla manifestazione di Istanbul contro l'arresto del sindaco e principale avversario del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Ekrem Imamoglu. La polizia ha utilizzato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i manifestanti, arrivati a migliaia nonostante il divieto decretato dal governo.
Dal canto suo Erdogan ha attaccato il Partito popolare repubblicano (Chp, di centro-sinistra) di Imamoglu. "Gli sforzi dell'opposizione per dipingere i suoi conflitti interni o i suoi problemi con la legge come la questione più importante del paese è l'apice dell'ipocrisia", ha tuonato il leader turco, rompendo il silenzio sull'arresto di Imamoglu, in custodia per varie accuse, tra cui "corruzione" e "favoreggiamento al terrorismo".
Sfidando i divieti imposti sulle manifestazioni politiche, migliaia di persone si sono radunate sotto la sede del municipio della città sul Bosforo per manifestare vicinanza a Imamoglu, che prima dell'arresto aveva annunciato di volersi candidare alle presidenziali in programma nel 2028.
Le tensioni tra polizia e manifestanti sono iniziate già prima del comizio a cui hanno partecipato i maggiori leader del partito di opposizione Chp. Nuove manifestazioni sono state annunciate per i prossimi giorni, non solo a Istanbul ma anche in altre 35 città. Oltre al raduno sotto il municipio di Istanbul, centinaia di studenti hanno manifestato a favore del sindaco, non solo nella città sul Bosforo dove sette atenei sono stati coinvolti nella protesta ma anche ad Ankara, Smirne, Mersin e Kocaeli.
Gli universitari hanno chiesto le dimissioni del governo e definito Erdogan "un dittatore", mentre sia a Istanbul che nella capitale ci sono stati momenti di tensione e scontri tra gli studenti e le forze dell'ordine durante le dimostrazioni.
Nel frattempo, il sindaco incarcerato ha definito il suo arresto "un golpe contro la volontà della nazione" e ha lanciato un appello ai magistrati affinché reagiscano, ritenendo che la sua detenzione sia un caso politico.
"Dovete reagire e prendere precauzioni contro questa manciata di colleghi che stanno rovinando la magistratura turca, svergognandoci di fronte al mondo intero e distruggendo la nostra reputazione", ha affermato Imamoglu, tramite i suoi avvocati, chiedendo ai magistrati di "non restare in silenzio".
Da quando il primo cittadino è stato messo sotto custodia, le principali reti sociali - come X, Instagram, Facebook e YouTube - sono state bloccate, sono utilizzabili solo tramite VPN o ci sono problemi per l'accesso. E ben 37 persone sono state arrestate a causa di messaggi condivisi sulle reti sociali. Assieme a circa altri 220, sono sospettati di "incitamento all'odio e all'ostilità" per messaggi condivisi sul caso di Imamoglu. Il ministro dell'interno, Ali Yerlikaya, ha dichiarato che le forze dell'ordine sono sulle tracce degli altri sospetti che sono stati identificati ma non ancora catturati.
Intanto il Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp, di destra) di Erdogan ha respinto le critiche del maggior partito di opposizione. "Menzionare il nome del nostro presidente e del nostro partito accanto a un'espressione come 'colpo di Stato civile' è il colmo della stupidità politica", ha detto il portavoce di Akp, Omer Celilk.