Estero

Ripresa dei bombardamenti su Gaza dopo la fine della tregua tra Israele e Hamas

Netanyahu ordina attacchi contro Hamas dopo il fallimento dei negoziati per il rilascio degli ostaggi

18 marzo 2025
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La tregua tra Israele e Hamas si è chiusa drammaticamente dopo due mesi la scorsa notte, quando i caccia delle Forze di difesa israeliane (IDF) hanno ripreso a bombardare intensamente la Striscia di Gaza. Le autorità della Striscia hanno riferito che almeno 400 persone sono state uccise dalle ondate di attacchi, di cui - secondo l'Unicef - 130 bambini.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il ministro della difesa Israel Katz in una nota congiunta alle due del mattino hanno annunciato di avere "dato ordine all'esercito di agire con forza contro Hamas, dopo che si è rifiutato di liberare gli ostaggi e ha respinto tutte le proposte dell'inviato americano Steve Witkoff e dei mediatori". Prima di lanciare i nuovi raid, Israele ha avvisato l'alleato statunitense.

Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americano Brian Hughes ha dichiarato che "Hamas avrebbe potuto rilasciare i rapiti per estendere il cessate il fuoco, ma invece ha scelto la guerra".

Katz ha rievocato le parole del presidente degli Stati Uniti Donald Trump minacciando: "le porte dell'inferno si apriranno a Gaza. Hamas verrà colpita con una forza mai vista prima. Non smetteremo di combattere finché tutti gli ostaggi non torneranno a casa".

La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, poco dopo l'inizio dei bombardamenti ha ribadito che il presidente Trump è stato chiaro: "Hamas, gli Huthi, l'Iran e tutti quelli che stanno cercando di terrorizzare Israele e gli Stati Uniti pagheranno un prezzo. Tutti i terroristi in Medio Oriente dovrebbero prendere il presidente sul serio quando dice che non ha paura di difendere gli USA e Israele".

E di fatto i caccia americani stanno colpendo duramente gli Huthi prendendo di mira la capitale dello Yemen, Sana'a, il porto di Hodeida dove arrivano le armi inviate dalla Repubblica islamica e diverse altre aree dove sono stati distrutti siti militari, arsenali e basi del gruppo filoiraniano. Un missile balistico lanciato stasera contro Israele, per la prima volta da due mesi, è stato intercettato dal sistema Arrow.

Nel frattempo, indiscrezioni non confermate ufficialmente riportano che nella notte una nave dell'intelligence iraniana in navigazione nel Mar Arabico sarebbe stata colpita e affondata. Se fosse confermato, si tratterebbe di un'azione diretta contro l'Iran.

In serata Hamas ha sostenuto che "stava affrontando in modo responsabile i negoziati, non ha respinto la proposta USA ma stava trattando". La risposta di Netanyahu è arrivata in un videomessaggio registrato in cui ha messo ancora più in chiaro la posizione di Gerusalemme: "nelle ultime 24 ore Hamas ha sentito la nostra forza. Voglio garantirvi: questo è solo l'inizio", ha detto, avvertendo che "d'ora in avanti, i negoziati avverranno solo sotto il fuoco".

La ripresa della guerra intanto ha gettato ancor di più nello sconforto i familiari degli ostaggi, 59 tuttora a Gaza da 529 giorni, di cui 24 ancora in vita, ritenendo che la scelta di Netanyahu sia letale per i loro cari.

Manifestazioni con decine di migliaia di persone si sono tenute fino alla sera tardi in tutto il paese. A Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa, le persone sono scese in piazza chiedendo risposte e un'azione immediata per riportare a casa i rapiti.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha scongiurato il governo di stare vicino ai familiari, di accoglierli, sostenerli: "parlate con loro, ascoltateli. Stanno vivendo un inferno indescrivibile. Questo è il momento di mostrare responsabilità, sensibilità e unità, evitando le controversie per concentrarsi sulla liberazione degli ostaggi e la sconfitta di Hamas".

Plaude invece ai combattimenti il partito di estrema destra Otzma Yehudit di Itamar Ben-Gvir, che ha accettato di tornare dentro la coalizione di governo dopo le dimissioni in segno di protesta contro l'accordo di cessate il fuoco del 19 gennaio.

Frenetici i tentativi dell'Egitto e del Qatar durante la giornata di impedire che l'escalation prosegua: funzionari dell'intelligence del Cairo hanno convocato d'urgenza una delegazione di Hamas per discutere le modalità per fermare i caccia dell'aeronautica, proponendo l'immediato rilascio di diversi ostaggi in cambio del cessate il fuoco immediato.

Israele ha informato i mediatori che al momento rifiuta la proposta. Per il momento le armi sembrano quindi l'unico strumento messo in campo per smuovere lo stallo in cui da settimane erano finiti i colloqui per procedere con l'accordo di tregua e liberazione dei rapiti.

L'IDF ha confermato che nella Striscia sono stati eliminati non solo capi militari di Hamas e Jihad islamica palestinese, ma anche alti funzionari politici e le famiglie che erano con loro al momento dei raid. Uccisi anche il primo ministro de facto di Gaza, Issam Da'alis, Ahmad al-Khatta, direttore generale del ministero della giustizia di Hamas, Mahmoud Abu Watfa, a capo del ministero degli interni del gruppo terroristico, responsabile della polizia e dei servizi di sicurezza interna di Hamas a Gaza, e Bahjat Abu Sultan, capo delle forze di sicurezza interna dell'organizzazione terroristica.

A Gaza, la popolazione vive un'altra notte di Ramadan con l'orrore delle bombe.