Accusato dalla Procura generale di un piano golpista, rischia fino a 30 anni di carcere
Accusato dalla Procura generale brasiliana di un piano golpista, il destino dell'ex presidente conservatore brasiliano Jair Bolsonaro e di altre 33 persone (tra questi anche militari), è ora appeso alla decisione della Corte suprema, che si dovrà pronunciare sugli estremi per l'apertura di un processo. Il rischio per il leader di destra è una condanna fino a 30 anni di carcere, per il tentativo - tra gli altri - di deporre un governo legittimamente costituito.
Per gli avvocati dell'ex presidente, l'accusa è "inadeguata e incoerente" e non ci sono prove che inchiodino davvero il loro assistito. Mentre il capo di Stato progressista, Luiz Inacio Lula da Silva, obiettivo della trama (che mirava ad affossare le elezioni e a evitare il suo insediamento) non ha mancato di sottolineare che "se il giudice giungerà alla conclusione" della colpevolezza di Bolsonaro, questi "dovrà pagare per l'errore commesso".
Intanto le oltre 270 pagine della Procura, restituiscono un complotto agghiacciante, di cui "Bolsonaro sapeva", che passava per l'avvelenamento di Lula, l'imprigionamento o l'assassinio del giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes, e la destabilizzazione del Paese attraverso una serie di azioni contro la democrazia e lo Stato di diritto.
Un piano fatto di minute, post sui social, dichiarazioni pubbliche, iniziato nel 2021, con alla guida anche il generale Walter Braga Netto. Una trama che contemplava omicidi e una serie di azioni per gettare discredito sul sistema elettorale del Paese, con Bolsonaro impegnato in prima persona proprio su quest'ultimo fronte. Una macchinazione che poi ha portato come estremo risultato all'assalto dei Palazzi del potere dei supporter bolsonaristi, a Brasilia, l'8 gennaio 2023.
Basti tra l'altro ricordare come proprio una riunione di Bolsonaro con gli ambasciatori della comunità internazionale, in cui l'ex presidente aveva gettato ombre sul sistema di voto elettronico, gli sia già costata l'ineleggibilità fino al 2030. E anche se la consacrazione del secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca ha fatto rialzare la testa al capo della destra brasiliana, le probabilità per il sudamericano di poter correre alle presidenziali del 2026 sono molto fragili o pressoché inesistenti.
Anche perché quella del complotto per il golpe - seppure la più grave - è solo una delle accuse che incombono sulla testa dell'ex capo di Stato. Vale la pena evidenziare infatti che la Procura generale non si è ancora manifestata su altre grosse inchieste, come il caso dei gioielli ricevuti in dono da Bolsonaro in Arabia Saudita e riciclati; o ancora sui documenti taroccati delle vaccinazioni anti-Covid; o lo scandalo degli 007 ombra, una rete di spioni interna all'Abin, che - stando a quanto emerso - faceva attività di dossieraggio per avvantaggiare il conservatore.
Come è solito fare, Bolsonaro ha già convocato la piazza per il 16 marzo. Con un video condiviso in alcuni gruppi WhatsApp in cui invita i suoi supporter a manifestare in tutte le città del Paese, al motto "più libertà di espressione, più sicurezza e minore costo della vita", Bolsonaro ha fatto sapere che sfilerà sul lungomare di Copacabana, a Rio de Janeiro, assieme al pastore evangelico Silas Malafaia.
Una sfida a tutto campo, mentre la pressione di Washington su Brasilia continua a farsi sentire con nuovi colpi assestati contro Lula e contro il giudice de Moraes, e crescenti nuovi rischi. Di recente Elon Musk ha condiviso su X un post in cui chiede l'impeachment del presidente progressista, mentre Trump Media e Technology Group, la società del presidente Usa a cui fa capo il social Truth, ha fatto causa a de Morais accusandolo di aver violato il diritto alla libertà di parola dei commentatori di destra, in una battaglia che si consuma a livello globale.