Ma l'Ue ribadisce: ‘La Striscia deve essere parte del nuovo Stato palestinese’
Dopo lo sdegno del Vecchio Continente all'idea di trasformare in un resort Gaza, previo ‘sgombero’ dei palestinesi, arrivano i primi distinguo in Europa con aperture all'idea di Donald Trump. Nulla di sorprendente, a pensarci bene, trattandosi di amici o fan del presidente americano, ovvero del leader populista del Regno Unito Nigel Farage e dell'Ungheria di Viktor Orban. Dopo l'iniziale silenzio, invece, l'Unione Europea si fa infine sentire forte e chiara, e non solo ribadisce ancora una volta il favore per la soluzione a due Stati, ma scandisce che in quello futuro della Palestina Gaza dovrà essere "parte integrante". Tornando a Farage, dopo esser stato capace nelle ultime settimane di una prodigiosa scalata ai sondaggi che vede ora il suo partito Reform Uk al 25% delle intenzioni di voto davanti ai labour e ai Tory (stando a YouGov), ha affermato di ritenere una premessa "di pace" la prospettiva di svuotare la Striscia e occuparla temporaneamente, per ricostruirla come "una riviera". "Il pensiero di un posto ricco, meraviglioso e fiorente, con lavori ben pagati, casinò, vita notturna... mi sembra tutto molto attraente", ha affermato.
Farage si è anche schermito dal dover "rispondere di tutto ciò che l'amministrazione Trump ha da dire", non senza aggiungere però che il presidente Usa "ha avuto un inizio straordinario". Dall'Ungheria è stato il ministro degli Esteri Péter Szijjártó, dopo aver lodato il ruolo di Trump negli Accordi di Abramo, a soffermarsi sull'idea di trasformare Gaza in un resort: "Non so se il piano sia fattibile, vista l'accettazione regionale - ha detto -, ma sappiamo che Trump è un affarista con straordinarie capacità di negoziazione. Ha contattato le controparti giordane ed egiziane, vediamo cosa succede. Se il presidente Trump è coinvolto, non escluderei nulla - ha osservato Szijjártó -. Quando si tratta di lui, non definirei nulla senza speranza".
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Nigel Farage
"Il coniglio è uscito dal cappello!", ha commentato anche Orban. "Abbiamo dovuto sopportare per anni che gli ultra-progressisti, autoproclamati campioni dei diritti umani dei media mainstream, demonizzassero le forze politiche patriottiche per anni. Lo hanno fatto perché erano pagati per farlo dall'Usaid", l'agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, "e dalla precedente amministrazione statunitense di sinistra", ha sottolineato. "Sono d'accordo con il presidente Donald Trump, è una questione troppo grande e troppo sporca per nascondersi". "Abbiamo preso nota dei commenti del presidente Trump" sull'idea di trasformare Gaza in una riviera sotto gestione Usa ma "l'Unione Europea rimane pienamente impegnata nella soluzione dei due Stati, che riteniamo sia l'unica via per una pace a lungo termine sia per gli israeliani che per i palestinesi", ha commentato invece il portavoce della Commissione Ue Anouar El Anouni. "L'Ue è stata chiara: Gaza è parte integrante di un futuro Stato palestinese. Sia israeliani che palestinesi meritano la pace: il cessate il fuoco è uno sviluppo positivo, ma ora bisogna che vengano fatti passi ulteriori per portare ad una cessazione permanente delle ostilità e stabilità nella regione", ha aggiunto. "Vale anche la pena ricordare che tra le cinque condizioni chiave fissate dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen nel novembre 2023 su Gaza c'è il fatto che non devono esserci ulteriori spostamenti forzati di palestinesi".