Al Wef il presidente statunitense mostra i muscoli: producete da noi se volete evitare i dazi. Evocata un’aliquota del 15% sul reddito delle imprese
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato un nuovo monito al mondo: in videocollegamento con Davos, ha demolito ancora una volta l’eredità di Joe Biden ed esortato i leader del pianeta a fabbricare i loro prodotti negli Stati Uniti. “Producete i vostri prodotti negli Stati Uniti e avrete le tasse più basse del pianeta”, ha detto il nuovo inquilino della Casa Bianca. “Ma se volete fare affari altrove, dovrete affrontare tariffe doganali che potrebbero rappresentare trilioni”, ha aggiunto. Il 78enne ha ribadito la sua intenzione di ridurre l’aliquota sul reddito delle imprese, portandola “al 15% se producete in America”.
Il repubblicano ha ripetuto le minacce formulate nei giorni scorsi prima di illustrare le principali decisioni prese dal suo insediamento, avvenuto lunedì (tra queste, la militarizzazione della frontiera con il Messico). Si è rallegrato per i risultati già raggiunti, in un discorso che ha messo gli Stati Uniti al primo posto, secondo il suo slogan ‘America first’.
Per quanto riguarda i rapporti con l’Ue, Trump ha dichiarato che “l’Europa ci ha trattato molto male, farò qualcosa in merito al nostro deficit commerciale”. “Abbiamo alcune grosse lamentele con l’Ue”, ha aggiunto. Mentre per quanto concerne la Cina, Trump ha ribadito che “il rapporto commerciale” con Pechino “ora è squilibrato e bisogna correggerlo. Abbiamo un enorme deficit”. Il presidente americano ha comunque detto di avere “un ottimo rapporto con Xi”.
Trump ha poi annunciato che “l’Arabia Saudita investirà 600 miliardi negli Usa” e che “faremo degli Stati Uniti la capitale dell’intelligenza artificiale e del cripto”. Inoltre ha affermato che “l’industria green è un imbroglio. Lasceremo che la gente compri le auto che vuole”. A suo dire, inoltre, “il carbone è una buona risorsa di back-up. Costa poco e noi negli Stati Uniti ne abbiamo tantissimo, così come abbiamo tantissimo gas e petrolio”. Rispondendo a una domanda, il presidente statunitense ha poi affermato che “chiederò che i tassi di interesse calino. Dovrebbero calare in tutto il mondo”.
Capitolo guerra in Ucraina: “Mi piacerebbe incontrare [il presidente russo Vladimir] Putin presto”, ha detto. “Dobbiamo mettere fine alla guerra orribile” in Ucraina. A suo dire Kiev “è pronta a un accordo per la fine della guerra. La guerra non sarebbe dovuta iniziare. Molte più persone sono morte di quanto viene detto”. La Russia rimane pronta a “un dialogo paritario e reciprocamente rispettoso” con gli Usa, come quello che “ha avuto luogo durante la prima presidenza di Trump”, aveva dichiarato in precedenza il portavoce del Cremlino. “Aspettiamo segnali, che ancora non sono stati ricevuti”, ha aggiunto Dmitry Peskov, citato dall’agenzia Ria Novosti.
“Le discussioni inizieranno con la nuova amministrazione statunitense” sull’accordo di libero scambio con Berna, ha dichiarato a Davos Guy Parmelin. Come la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, il consigliere federale ha inviato un segnale all’Ue affinché la Svizzera non venga “penalizzata”. I negoziati per un accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Svizzera sono stati interrotti sotto Joe Biden, mentre Donald Trump li aveva rilanciati durante il suo primo mandato. “Ci metteremo in contatto il prima possibile” con le persone competenti, ha dichiarato Parmelin, sottolineando la forte richiesta da parte della Svizzera. Si tratterà di capire cosa vogliono entrambe le parti.
Il vodese è rimasto cauto su eventuali dazi doganali sui prodotti importati negli Stati Uniti e ha affermato che bisogna distinguere tra annunci e decisioni concrete. “Sarebbe molto spiacevole se il nostro Paese venisse penalizzato ancora una volta”, ha dichiarato. “Non vogliamo rivivere l’esperienza avuta relativa all’acciaio e all’alluminio con gli Stati Uniti e l’Ue”, ha aggiunto il vodese. Insieme alla presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, Parmelin al Wef ha sensibilizzato vari rappresentanti dell’Ue su questo punto.
L’accordo di libero scambio esistente con la Cina deve essere modernizzato. A tal fine sono stati avviati contatti e i negoziati inizieranno a marzo. Il ministro dell’Economia non ha voluto fornire alcun dettaglio sulla durata di tali colloqui, perché “vogliamo un buon risultato e ci prenderemo il tempo necessario per farlo”. Inoltre, sono ancora necessari contatti per concludere i negoziati con gli Stati del Mercosur: Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. Parmelin si è poi detto ottimista riguardo ai negoziati in corso con la Malaysia. Sono all’ultimo chilometro, ma di solito è il più difficile, ha spiegato. La Svizzera sta negoziando anche con il Vietnam da 16 anni. Anche in questo caso, ha auspicato una rapida conclusione. Questa settimana a Davos Parmelin si è concentrato sugli accordi di libero scambio nel corso di oltre 20 incontri bilaterali. A nome dell’Associazione europea di libero scambio (Aels) sono stati firmati due accordi, uno con il Kosovo e uno con la Thailandia.
La Svizzera, stretta tra Ue e Usa, si trova “in una fase critica” anche per quanto riguarda la tassazione delle imprese, ha dichiarato giovedì a Davos Karin Keller-Sutter. Bruxelles continua a esercitare “pressioni finanziarie” su Berna mentre Washington non sta alle regole. Da gennaio, la Svizzera applica l’imposizione minima dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), mentre gli Stati Uniti, membri dell’organizzazione, non applicano questa regola “che riduce la competitività”, ha detto la presidente della Confederazione in una conferenza stampa. Il neoeletto presidente americano Donald Trump ha manifestato chiaramente la sua opposizione a questa tassa, minacciando i Paesi che la applicano di rappresaglie economiche. La Svizzera, che è “ancora sotto pressione finanziaria” da parte dell’Ue, si trova quindi in bilico tra due sistemi, ha proseguito la ministra elvetica delle finanze.