romania

Alleanza pro-Ue contro l’ultradestra

La mossa per arrivare a una maggioranza di governo e per affrontare le presidenziali mettendo un argine all’estremista Georgescu

Una bandiera romena
(Keystone)
11 dicembre 2024
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In una Romania in preda a forti turbolenze politiche e a una massiccia offensiva dell'ultradestra filo-russa e anti-Nato, le forze democratiche e filoeuropeiste hanno deciso di coalizzarsi per contrastare una possibile deriva populista e antioccidentale in un paese membro della Ue e con una posizione strategica sul fronte sudorientale della Nato, al confine con l'Ucraina. In un'atmosfera di persistente confusione e disorientamento dopo il clamoroso annullamento da parte dell'Alta Corte delle elezioni presidenziali - con pesanti sospetti di irregolarità informatiche e ingerenze russe nel processo elettorale a sostegno del candidato di estrema destra Calin Georgescu - tutti i partiti dello schieramento progressista e pro-Ue hanno annunciato un accordo per un programma comune di governo e per un candidato unitario alle nuove elezioni presidenziali.

Programma comune

A rompere gli indugi e a prendere l'iniziativa sono stati il Partito socialdemocratico (Psd), il Partito liberale (Pnl), l'Unione Salvate la Romania (Usr), il Partito della minoranza ungherese (Udmr) e il gruppo parlamentare delle minoranze nazionali. In un comunicato si afferma che tali formazioni intendono lavorare a un programma comune basato sullo sviluppo e sulle riforme. Il lavoro comune potrà prendere il via dopo il 20 dicembre, giorno in cui - su decisione del presidente in carica Klaus Iohannis - si terrà la seduta inaugurale e costitutiva del nuovo parlamento eletto con il voto legislativo del primo dicembre scorso. Un'assemblea molto frammentata con la presenza di otto forze politiche, comprese quelle di destra e estrema destra che, insieme, raccolgono oltre il 30%.


Keystone
Calin Georgescu

La prima riunione del nuovo parlamento si terrà un giorno prima della scadenza formale, il 21 dicembre, del mandato del presidente Iohannis, che tuttavia resterà in carica fino all'elezione di un suo successore. A decidere data e modalità delle nuove elezioni presidenziali, il cui iter dovrà ricominciare da zero con presentazione di nuovi candidati e programmi, sarà il futuro governo la cui formazione figura in testa all'agenda del nuovo parlamento.

Dubbi sulla ricandidatura

Non è chiaro se si ricandiderà Calin Georgescu, l'esponente filorusso, anti-Nato e contrario a ulteriori aiuti all'Ucraina, il cui successo a sopresa al primo turno delle presidenziali il 24 novembre ha sconvolto il panormama politico in Romania, inducendo la Corte costituzionale ad annullare l'intero processo elettorale. Una decisione quella dei giudici fortemente contestata da Georgescu, che ha parlato apertamente di colpo di stato, ma anche dalla sua sfidante Elena Lasconi, candidata moderata del centrodestra, data in leggero vantaggio alla vigilia del ballottaggio poi annullato, e per la quale si è trattato di un verdetto immorale e antidemocratico. Intanto George Simion, leader del partito di estrema destra Aur (Alleanza per l'Unione dei Romeni) ha presentato formale ricorso all'Alta Corte di Cassazione contro la decisione della Corte costituzionale di annullare i risultati del primo turno delle presidenziali, unitamente all'intero processo elettorale. Il ciclone Georgescu è lungi dall'essersi esaurito, e il futuro della Romania resta confuso e incerto.