Domani Netanyahu testimonia nel processo per corruzione
L'accordo sulla liberazione degli ostaggi israeliani, prigionieri a Gaza da 14 mesi, potrebbe essere finalmente arrivato a un punto di svolta dopo mesi di esili passi avanti ed enormi retromarce. Un alto funzionario israeliano ha rivelato a Ynet che "entro una settimana o due" potrebbe essere raggiunta un'intesa sugli ostaggi, aggiungendo che "le condizioni sono mature". Contemporaneamente fonti vicine a un dirigente politico di Hamas hanno dichiarato che c‘è stato un "sviluppo significativo nei negoziati". Nel mentre la Casa Bianca ha confermato che il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan arriverà nei prossimi giorni in Israele per discutere del rilascio degli ostaggi, il cessate il fuoco a Gaza e la nuova situazione in Siria. Secondo i media israeliani incontrerà Benyamin Netanyahu. Hamas intanto avrebbe fornito domenica all'intelligence del Cairo un elenco dei rapiti "adulti, anziani e malati" da liberare.
L'informazione è stata fatta filtrare da Araby al Jadeed, media finanziato da Doha, secondo cui le parti stanno dimostrando una volontà "senza precedenti" per un'intesa, mentre i mediatori Qatar, Egitto e Stati Uniti stanno supervisionando i colloqui. Ai negoziatori sarebbe stata consegnata anche una lista con i nomi di detenuti palestinesi di cui Hamas e Jihad islamica palestinese chiedono il rilascio in cambio degli ostaggi. Il Qatar è rientrato ufficialmente al tavolo degli incontri dopo aver abbandonato le trattative in ottobre ed espulso i leader politici di Hamas dal Paese per la mancata collaborazione, dietro forte pressing dell'amministrazione Usa. E non è un caso che oggi l'informazione sull'avanzamento dei contatti arrivi proprio da un media qatarino.
Il governo israeliano da parte sua ha cercato di raffreddare il clima di fiducia con un messaggio del coordinatore dell'esecutivo per i rapiti alle famiglie che definisce "non corrette le notizie ottimistiche di progressi concreti nei negoziati". Di diverso parere il ministro degli Esteri Gideon Saar che in un briefing con i giornalisti a Gerusalemme ha speso parole positive sull'accordo: "Non siamo ancora arrivati, ma spero che ci saremo", ha detto. Saar è uno dei ministri che non hanno firmato il ricorso del gabinetto di sicurezza al tribunale di Gerusalemme per ottenere il rinvio della testimonianza del primo ministro.
I giudici hanno respinto il ricorso e le udienze iniziano domani mattina alle 10 in un'aula sotterranea del tribunale distrettuale di Tel Aviv, a quattro anni dall'apertura dell'inchiesta. Il processo dello Stato di Israele contro Benyamin Netanyahu, per corruzione e frode, apre scenari imprevedibili poichè l'imputato è il primo ministro in carica del Paese, ed è stato convocato a testimoniare per sei ore al giorno, due o tre giorni alla settimana. Tra le altre accuse, la più grave riguarda il cosiddetto ’caso 4000‘, noto anche come ’caso Bezeq-Walla': a Netanyahu viene contestato di aver autorizzato decisioni normative che hanno beneficiato finanziariamente l'azionista del gigante delle telecomunicazioni Bezeq, Shaul Elovitch. In cambio, Netanyahu avrebbe ricevuto una copertura mediatica favorevole dal sito di notizie Walla, in passato anche di proprietà di Elovitch.