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Socialisti pronti a trattare con Macron

Altro giro, altra corsa: dopo il tentativo fallito in meno di 100 giorni di governare la Francia con il premier neogollista Michel Barnier, sfiduciato dall’inedita unione tra l’estrema destra di Marine Le Pen (Rassemblement National) e l’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise), Emmanuel Macron tenta ora la strada di un “governo di interesse generale” che possa eventualmente includere anche la sinistra moderata. La grande novità di ieri è infatti che il Partito socialista si è detto pronto a discutere con la coalizione macroniana e la destra sulla base di “reciproche concessioni” per la nomina di un nuovo premier a Matignon. Il segretario del Ps, Olivier Faure, che è stato ricevuto a mezzogiorno all’Eliseo, ha precisato ai microfoni di France Info che tale governo nascerebbe sulla base di “un contratto a durata determinata”. Dicendosi pronto a “compromessi su tutti i temi”, incluso la riforma delle pensioni, l’esponente socialista ha scatenato l’ira dei compagni di coalizione nel Nouveau Front Populaire (Nfp). L’idea delle larghe intese con il Partito socialista irrita peraltro anche a destra. Come il falco dei Républicains ministro dimissionario dell’Interno, Bruno Retailleau, il cui partito non può a suo avviso “fare alcun compromesso con la gauche che ha votato una mozione di sfiducia irresponsabile” contro Barnier. Lasciando l’Eliseo, Faure ha però avvertito che il Ps “non parteciperà in alcun caso a un governo con un primo ministro di destra”. ANSA/RED