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I ribelli prendono Hama, ‘nessuna vendetta’

A una settimana esatta dall’inizio della loro offensiva partita dal nord della Siria che ha colto di sorpresa il regime di Bashar al Assad, ieri i ribelli jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham, affiancati da fazioni filo-turche, sono entrati a Hama, nel centro del Paese, pochi giorni dopo aver preso Aleppo al nord. “Ci congratuliamo con gli abitanti di Hama per la loro vittoria”, ha dichiarato il leader degli insorti, Abu Mohammed al-Jolani, in un messaggio postato su Telegram firmato “comandante Ahmed al-Sharaa”, il suo vero nome, assicurando che non ci sarà “alcuna vendetta” per il massacro di civili del 1982 a opera del padre dell’attuale presidente, Hafez al Assad, nella repressione di un’insurrezione dei Fratelli musulmani.

Dopo aver tentato per giorni di fermare la loro avanzata con combattimenti per strada e raid aerei sostenuti anche dai jet russi, l’esercito governativo ha ammesso di aver perso il controllo di Hama e che le proprie truppe sono state costrette a “ridistribuirsi fuori città”. I ribelli hanno quindi raggiunto la prigione della città e liberato i detenuti, mentre gli abitanti hanno denunciato di essere rimasti isolati, chiusi in casa senza collegamenti internet, in attesa di capire cosa stesse succedendo.

“La carneficina in Siria deve fermarsi”, ha detto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, evocando “un fallimento collettivo” in un Paese già provato da anni di guerra civile e dalle violenze dell’Isis. In questo quadro si moltiplicano gli appelli e i contatti tra i principali sostenitori dell’una e dell’altra parte. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani in Siria, dal 27 novembre gli scontri tra ribelli ed esercito e i bombardamenti aerei hanno causato la morte di oltre 727 persone di cui 111 civili. ANSA/RED