Siria

Aleppo controllata dai jihadisti filo-turchi, esodo di civili

Le forze sostenute da Ankara hanno preso il controllo di fatto anche della regione di Idlib. Vittime nei raid russi e governativi sulla città

Combattenti filo-turchi nelle strade di Aleppo
(Keystone)
30 novembre 2024
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Le forze curdo-siriane, espressione dell'ala locale del Pkk, hanno preso il controllo dell'aeroporto di Aleppo dopo il ritiro delle forze iraniane e governative di Damasco dallo scalo aereo internazionale. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria.

Tutta la regione di Idlib, in Siria, è inoltre di fatto sotto il controllo delle forze filo-turche. Lo riferiscono fonti sul terreno, secondo cui le forze governative e russe si sono ritirate dagli avamposti a nord del confine amministrativo tra la regione di Hama e quella di Idlib. Dopo aver preso, senza colpo ferire, Maarrat an Numan e Khan Shaykun, i jihadisti sostenuti da Ankara si spingono verso sud e sud-ovest.

Anche l'aeroporto militare di Abu Dhuhur, tra Hama e Aleppo, è finito nelle mani delle forze jihadiste filo-turche. Lo riferiscono media siriani e fonti locali nella regione di Hama, secondo cui lo strategico scalo aereo militare è ora sotto il controllo di combattenti sostenuti da Ankara dopo che le forze governative e russe si sono ritirate dalla zona.

L'esercito siriano ha annunciato un "ritiro temporaneo delle truppe" da Aleppo per preparare una controffensiva contro i ribelli jihadisti filo-curdi che hanno occupato la città. Lo riporta Reuters sul sito. L'esercito ha affermato che il ritiro fa parte di uno sforzo di riorganizzazione in vista dell'arrivo dei rinforzi per lanciare il contrattacco. L'esercito ha anche aggiunto che decine di soldati sono stati uccisi o feriti nei feroci scontri con gli insorti ad Aleppo e Idlib avvenuti negli ultimi giorni.

L'offensiva, cominciata solo mercoledì scorso, ha già mietuto quasi 300 uccisi, per lo più tra gli uomini armati dei diversi schieramenti, oltre a una trentina di civili, tra cui donne e bambini. L'Onu registra per ora circa 15mila civili sfollati, ma è un numero destinato a crescere col passare delle ore. Ieri, 29 novembre, sono stati uccisi, tra gli altri, quattro studenti della città universitaria di Aleppo, bombardata con l'artiglieria dalle fazioni cooptate da Ankara. Altri civili uccisi si contano - ma non si hanno bilanci accurati e verificabili sul terreno - sotto le macerie degli edifici colpiti dai raid aerei russi e governativi nella vicina zona di Idlib, roccaforte delle milizie per anni finanziate, organizzate e armate dalla Turchia.

Proprio il ministero degli esteri turco, come primo commento ufficiale di Ankara alle violenze in corso, ha intimato a Damasco e a Mosca di metter fine ai bombardamenti aerei. Dal canto suo, il governo centrale siriano, incarnato dal presidente Bashar al Assad, ha detto di aver "eliminato centinaia di terroristi", tra cui numerosi mercenari stranieri.

Nei diversi video pubblicati sui social dai miliziani jihadisti filo-turchi si vedono combattenti siriani accanto ad altri turcomanni e uiguri dello Xinjang. Questi avevano trovato una discreta resistenza nelle campagne occidentali di Aleppo da parte di forze governative e dai loro alleati stranieri, tra cui Hezbollah libanesi, sciiti afgani filo-iraniani, Pasdaran iraniani. Un generale dei Guardiani della Rivoluzione iraniana era stato ucciso proprio alla periferia di Aleppo.

Ma nell'ingresso in quella che per secoli è stata la più importante città di tutto il Medio Oriente le forze jihadiste, clienti della Turchia, non hanno incontrato quasi alcuna resistenza. La periferia occidentale, settentrionale e meridionale di Aleppo si è svuotata delle già sparute truppe regolari siriane e dei pochi ausiliari filo-iraniani in fuga e si è popolata invece di nuovi miliziani siriani, molti dei quali increduli e festanti di poter "tornare" ad Aleppo dopo esser stati cacciati durante il sanguinoso assedio russo-iraniano-governativo dei quartieri orientali e conclusosi nel dicembre del 2016 dopo quattro anni di aspre battaglie e bombardamenti a tappeto della città.

"Siamo vostri fratelli! Non abbiate paura!", hanno ripetuto insistentemente i capi delle milizie jihadiste ai civili di Aleppo rimasti rintanati nelle loro case in attesa di capire gli sviluppi di una situazione inaspettata. Nella serata di ieri, il leader dei jihadisti, Abu Muhammad Jolani, capo dell'ex ala di al Qaida in Siria, ha chiesto ai suoi combattenti di rispettare gli abitanti di Aleppo, "di tutte le confessioni" religiose. Ad Aleppo il sentimento è misto di chi saluta "i rivoluzionari" e chi teme vendette.

"Nessun rinforzo militare è giunto dal governo", afferma all'Ansa Yaman, ingegnere aleppino che si è messo in fuga verso Damasco. Ma l'autostrada verso sud è interrotta all'altezza di Saraqeb, snodo chiave nella regione di Idlib, preso dai jihadisti che hanno interrotto l'asse viario Damasco-Aleppo. E hanno proseguito l'avanzata in tutta la campagna attorno alla metropoli siriana, conquistando circa 60 tra cittadine e località minori nel nord-ovest.

In questo contesto, il ministro degli esteri siriano Faysal al Miqdad si è intrattenuto al telefono con il collega iraniano, Abbas Araghchi, il quale ha ribadito l'intenzione dell'Iran di continuare a sostenere il governo di Bashar al Assad.