Primi missili britannici lanciati in Russia dopo gli Atacms Usa. Diversi paesi occidentali chiudono le loro ambasciate a Kiev
Sarà pure un'anatra zoppa ma Joe Biden continua ad alzare il livello dello scontro nel tentativo di rafforzare le difese dell'Ucraina, sempre più in difficoltà a respingere gli attacchi russi. All'indomani dell'autorizzazione a utilizzare i missili americani contro obiettivi all'interno della Russia, infatti, il capo del Pentagono Lloyd Austin ha annunciato la fornitura di mine antiuomo a Kiev.
"Hanno bisogno di strumenti che servano a rallentare gli invasori, ce le hanno chieste e penso che sia una buona idea", ha spiegato il segretario alla Difesa durante la sua visita in Laos, annunciando inoltre l'invio di nuove armi e munizioni all'Ucraina per un totale di 275 milioni di dollari. Volodymyr Zelensky naturalmente ha ringraziato gli Usa definendo le nuove armi "molto importanti" per fermare l'avanzata russa.
Eppure l'uso delle mine antiuomo è controverso ed è condannato da diversi gruppi per i diritti umani, che sottolineano il rischio per i civili anche per molti anni dopo la fine dei conflitti. Di recente l'Onu ha dichiarato in un rapporto che l'Ucraina è già il Paese con più mine al mondo e dal 2022 sono morti 407 civili ucraini e 944 sono rimasti feriti a causa di mine e ordigni inesplosi.
Le mine in generale sono state devastanti nella guerra e la Russia ne ha fatto ampio uso, sia in operazioni di attacco che di difesa. Le armi, infatti, possono essere piazzate a mano o lanciate con razzi e droni dietro le linee nemiche per colpire i soldati mentre si spostano. Un ampio perimetro di campi minati nell'Ucraina meridionale ha ostacolato una controffensiva ucraina nell'estate del 2023 ferendo gravemente un elevato di soldati ucraini.
La maggior parte dei Paesi, inclusa l'Ucraina ma non gli Stati Uniti e la Russia, sono firmatari di una convenzione che vieta l'uso o lo stoccaggio di mine terrestri, il Trattato di Ottawa del 1997. Biden in passato è sempre stato prudente sulla fornitura di questi dispositivi letali, tuttavia dalle elezioni del 5 novembre vinte da Donald Trump il commander-in-chief sembra aver deciso che i potenziali benefici di azioni così audaci superino i rischi di un'escalation. Trascinandosi dietro anche gli alleati.
Così, a neanche 24 ore dai primi Atacms piombati in territorio russo, anche missili Storm Shadow di fabbricazione britannica sarebbero stati lanciati per la prima volta contro obiettivi all'interno della Russia, come ha riferito il Guardian. Il portavoce del primo ministro Keir Starmer ha rifiutato di commentare, ma immagini non verificate diffuse su Telegram sembrano effettivamente mostrare frammenti di uno Storm Shadow all'interno della regione di Kursk.
Se fosse confermato l'uso dei missili britannici mancherebbero all'appello solo gli Scalp della Francia, che finora ha avuto una posizione vaga sull'uso che le forze di Volodymyr Zekenksy dovrebbero farne, un atteggiamento che il presidente francese Emmanuel Macron ha definito di "ambiguità strategica". In passato Parigi ha fatto sapere di non avere bisogno dell'ok di Washington per autorizzare l'uso dei suoi missili in territorio russo ma finora non ci sono stati segnali in questo senso.
Il Cremlino lancia un nuovo messaggio distensivo a Donald Trump, accompagnandolo però a un avvertimento che conferma come la strada verso un negoziato di pace per l'Ucraina non sarebbe scevro di ostacoli. Vladimir Putin è pronto a contatti con il prossimo inquilino della Casa Bianca, ma non a un congelamento delle ostilità lungo l'attuale linea del fronte, ha detto il portavoce Dmitry Peskov. Il portavoce ha commentato così un articolo della Reuters che, citando cinque tra attuali ed ex funzionari del Cremlino, ha scritto che il capo dello Stato sarebbe appunto pronto a mettere fine alle ostilità nell'attuale situazione per passare a trattative nelle quali non ci sarebbe comunque spazio per grandi concessioni territoriali da parte della Russia rispetto a quello che finora le sue truppe hanno conquistato. Putin, inoltre, insisterebbe sulla rinuncia di Kiev a entrare nella Nato.
Di tali ipotesi Peskov ha smentito solo la parte relativa al congelamento dei combattimenti. Il presidente, ha affermato il portavoce, "ha ripetutamente e coerentemente dichiarato la sua disponibilità al contatto e ai negoziati, ma nessuno scenario di un congelamento del conflitto ci andrebbe bene", ha avvertito. "Per noi è importante raggiungere i nostri obiettivi", ha insistito Peskov. E ufficialmente tali obiettivi rimangono quelli annunciati lo scorso giugno dallo stesso Putin: rinuncia degli ucraini alle quattro regioni occupate (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson) e impegno ufficiale di Kiev a non entrare nell'Alleanza atlantica.
Quanto all'amministrazione del presidente uscente Joe Biden, Peskov l'ha accusata di essere "totalmente determinata a prolungare la guerra" e di "fare tutto quello che può in questo senso nel tempo che le rimane a disposizione". Un riferimento evidentemente alla consegna a Kiev di mine antiuomo e, in precedenza, all'autorizzazione concessa agli ucraini di utilizzare i missili Atacms per attacchi in profondità sul suolo russo.
Dopo che martedì Mosca aveva detto di avere intercettato sei di questi vettori lanciati sulla regione di Bryansk, tra i diplomatici occidentali a Kiev si è diffuso un clima di tensione per una possibile massiccia rappresaglia russa. L'ambasciata americana ha condiviso l'allarme sul proprio sito e ha deciso di sospendere temporaneamente l'attività. Altri Paesi occidentali, tra cui l'Italia e la Spagna, hanno seguito il suo esempio, ma non la Gran Bretagna. Nel primo pomeriggio un allarme aereo è risuonato a Kiev e in una decina di altre regioni, ma non è stato seguito da attacchi e le autorità ucraine hanno parlato di "guerra psicologica" da parte di Mosca. Il ministero degli Esteri ucraino ha anche manifestato la sua irritazione per la chiusura delle ambasciate, sottolineando che gli allarmi aerei sono "una realtà quotidiana per gli ucraini da più di mille giorni", e ha invitato gli occidentali a non alimentare la "tensione".