L'uomo, durante un controllo sul treno a Chiasso, non aveva dichiarato l'obbligazione, emessa dall'ex Regno di Romania nel 1929 e valutata 79 milioni
Per aver viaggiato con un titolo al portatore del ‘Regno di Romania’ la cui autenticità è certa ma sulla cui pagabilità ci sono dubbi (non esistendo più l'emittente), un uomo originario della Romania è stato condannato a pagare 21 milioni di euro al fisco italiano da una sentenza della Corte di Cassazione, dopo che era stato trovato in possesso del bene, nel 2017.
L'uomo era stato intercettato nel novembre 2017 a bordo di un treno proveniente da Zurigo e diretto a Milano dagli agenti delle Dogane a Ponte Chiasso e aveva risposto di non avere valori. Al successivo controllo della borsa, invece, risultava in possesso del suddetto titolo, esattamente "un titolo di credito obbligazionario emesso dal Regno di Romania nel 1929, con scadenza 1° febbraio 1959, con accluse 32 cedole semestrali".
Titolo che, ad oggi, è acquistabile sul mercato del collezionismo finanziario per un centinaio di euro. Ma, e qui sta l'inghippo, allegato al documento, l'uomo portava con sé una perizia di autenticità che ne quantificava il valore in 79 milioni di dollari, un contratto di compravendita che gli attribuiva la proprietà del titolo e, infine, i documenti circa l'apertura di un conto corrente presso la Raiffeisen di Locarno.
Proprio la dichiarazione di autenticità ha portato i giudici a imporre la pesante sanzione: il titolo, infatti, è stato considerato "potenzialmente liquidabile", anche se in base a una "astratta idoneità alla successiva costituzione di rapporti obbligatori". Proprio in quanto conscio del valore reale del bene, ben superiore a quello nominale di 100 dollari per il quale era stato acquistato, l'uomo avrebbe dunque dovuto dichiararne il possesso al momento del controllo doganale.