Estero

Trump incorona Musk zar per l’efficienza governativa

Guiderà il Doge con l'imprenditore bio-tech Vivek Ramaswamy: ‘Via burocrazia e spese inutili’. Critiche per potenziali conflitti d’interesse

Il presidente eletto e la sua ombra
(Keystone)
13 novembre 2024
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Come promesso in campagna elettorale, Donald Trump incorona ufficialmente il "super genio" Elon Musk alla guida di un nuovo dipartimento per l'efficienza governativa (Department of Government Efficiency, in sigla Doge), affiancandogli a sorpresa l'imprenditore bio-tech ed ex candidato presidenziale Vivek Ramaswamy. Un ‘dogado’ per due, anche se è facile immaginare che a comandare sarà Musk, rafforzando la sua crescente influenza politica nel Trump II, dove c’è già chi lo vede come un presidente ombra, e creando un gigantesco conflitto di interessi.

A spiegare cosa farà il nuovo dipartimento è stato lo stesso presidente eletto: "Insieme, questi due meravigliosi americani spianeranno la strada alla mia amministrazione per smantellare la burocrazia governativa, sfoltire le normative eccessive, tagliare le spese inutili e ristrutturare le agenzie federali, essenziali per il movimento Save America". Il tycoon l'ha paragonato al "Manhattan Project dei nostri tempi", il progetto segreto Usa per sviluppare la prima bomba nucleare: un piano che promette un'esplosione atomica sulla burocrazia inaugurando forse la più radicale deregulation e il più grande taglio delle spese federali della storia americana.

"Questo provocherà onde d'urto nel sistema e in chiunque sia coinvolto nello spreco governativo, ovvero in un sacco di gente!", ha minacciato Musk, promettendo di pubblicare una "classifica delle spese più terribilmente stupide", che "sarà allo stesso tempo estremamente tragica ed estremamente divertente". Il lavoro di Musk e Ramaswamy, ha spiegato Trump, "si concluderà entro e non oltre il 4 luglio 2026: un governo più piccolo, con più efficienza e meno burocrazia, sarà il regalo perfetto per l'America nel 250mo anniversario della Dichiarazione di indipendenza".

La nomina preoccupa dem, media liberal e molti osservatori, nonostante il tycoon abbia precisato che "il dipartimento per l'efficienza governativa fornirà consigli e indicazioni dall'esterno del governo e collaborerà con la Casa Bianca e l'Office of Management & Budget per guidare una riforma strutturale su larga scala e creare un approccio imprenditoriale al governo mai visto prima".

Tra i maggiori contractor del governo federale

Si tratta infatti in ogni caso di un ruolo che configura un potenziale conflitto di interessi senza precedenti per l'uomo più ricco (oltre 300 miliardi di dollari, secondo Forbes) e influente del pianeta, in grado di trattare direttamente con i potenti del mondo e di accendere o spegnere con un solo click la rete satellitare da cui dipendono anche le guerre. Musk è infatti uno dei maggiori contractor del governo federale, dal Pentagono (SpaceX) alla Nasa (Starlink), e molte delle sue attività imprenditoriali sono soggette a leggi e regolamenti, dall'IA alle auto elettriche o senza pilota. Senza contare la cassa di risonanza mediatica della sua piattaforma X, dove ha oltre 200 milioni di follower e alimenta talvolta false teorie cospirative. O che usa come clava per entrare a gamba tesa nella vita politica di altri Stati (ultimo l'Italia) e in quella americana, con endorsement di vario genere. Compreso quello recente per la leadership del Senato a favore di Rick Scott, che però ha perso al primo giro di votazioni.

Un potere crescente, come conferma la sua onnipresenza intorno a Trump, alle sue scelte e alle sue telefonate (come quella con Volodymyr Zelensky), accompagnandolo anche a Capitol Hill per dettare la linea ai repubblicani, come successo oggi. Tanto da apparire come un presidente ombra. Resta da vedere se la ’bromance' tra due figure notoriamente egocentriche come Musk e Trump durerà nel lungo termine, anche se entrambi i Dioscuri della nuova America Maga per ora hanno il loro tornaconto.

A far rumore è soprattutto la scelta del Guardian di uscire dal social network, a causa del diffondersi di "contenuti allarmanti", ma non è certo la prima realtà editoriale a fare questa scelta sia in Europa che dall'altra parte dell'Oceano.