Fermato un giovane parente della vittima. Secondo le dichiarazioni rilasciate alla polizia italiana il colpo sarebbe partito ‘per errore’
Si pensava a un agguato. A una vera e propria esecuzione, viste le modalità: un colpo alla testa, in fronte, poco prima dell'alba, nel centro storico di Napoli. Sembrava una vicenda già raccontata la morte di un 18enne, avvenuta nella mattinata di sabato (9 novembre)
E invece, con il trascorrere delle ore, la storia è cambiata: l'ennesimo ragazzo che ha perso la vita violentemente tra Napoli e provincia, il terzo in soli 17 giorni, sarebbe morto per un ‘gioco’ finito male. Nella serata di sabato il fermo di un suo amico e parente: sarebbe stato lui a esplodere il colpo "per errore". Poco prima delle 5 il giovane, incensurato, era con altri due amici tra cui un suo parente, di 19 anni, fratello minore di un altro ragazzo ucciso nel 2020 nel corso di una rapina da un poliziotto. Sembra che proprio quest'ultimo stesse maneggiando una pistola quando è partito un colpo che ha raggiunto il 18enne alla testa.
In particolare, forse per testare l'arma, il giovane avrebbe "scarrellato" e sarebbe stato espulso anche un proiettile, trovato a terra, sul posto. Poi è partito il colpo mortale. Inutile la corsa e il ricovero all'ospedale Vecchio Pellegrini.
Il fermo riguarda i reati di porto illegale d'arma e ricettazione; il giovane è stato poi indagato per omicidio colposo. La polizia dovrà ora verificare se le cose sono andate effettivamente così, quello che però è certo è che a morire è stato un altro ragazzo, solo di qualche anno più grande del quindicenne ucciso nella notte tra il 23 e il 24 ottobre nel corso di una sparatoria tra adolescenti nel pieno centro di Napoli.
Pochi giorni dopo, ancora di notte, tra il 1º ed il 2 novembre, questa volta in provincia, a San Sebastiano al Vesuvio, è invece scoppiata una lite per una scarpa pestata. Ancora armi, ancora spari e ancora un morto, un giovane di 19 anni: il ragazzo che ha confessato quell'omicidio ha 17 anni.
La lista, dunque, si allunga e sono in tanti a chiedere un intervento del governo: sui giovani, sulle armi, su una violenza che non fa sconti a niente e nessuno. Il primo cittadino di Napoli, Gaetano Manfredi, ammette che quello che fanno le istituzioni "non è sufficiente" e parla della necessità di lavorare sull'educazione: "Le forze dell'ordine sono già molto attive", poi è importante la videosorveglianza, il controllo del territorio, dice, "ma soprattutto va fatta un'attività di sostegno forte negli ambienti dove crescono questi giovanissimi" e questo "ci deve spingere ulteriormente a lavorare sul lavoro, sull'inclusione sociale e sull'educazione".
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