Senatrice anti-monarchica urla contro il monarca: ‘Sei un genocida’
Una protesta plateale contro re Carlo avvenuta nel momento clou della cerimonia istituzionale al Parlamento di Canberra getta un'ombra sulla sua visita in Australia tale da rovinare l'importante tour in un altro continente del 75enne sovrano britannico organizzato dopo la diagnosi di cancro e la successiva ripresa.
"Non sei il mio re" e "sei un genocida", sono alcuni degli slogan pesanti come pietre che la senatrice aborigena Lidia Thorpe ha lanciato contro Carlo III dal pubblico non appena quest'ultimo ha terminato il suo discorso. La parlamentare 51enne dello Stato di Victoria, uscita dal partito dei Verdi e nota per le sue posizioni radicali, ha urlato una serie di frasi anti-monarchiche e anti-colonialiste, accusando il re e la famiglia reale dei crimini storici commessi in passato quando la corona e i governi di Londra imposero con la forza il dominio del Regno Unito sulle popolazioni indigene dell'Australia, a partire dalla fine del XVIII secolo.
Carlo è stato preso di mira non solo come discendente dei sovrani un tempo alla guida dell'impero ma anche come attuale capo di Stato del Paese, ancora di più da una politica eletta, che indossando un indumento tradizionale gli ha detto di non poter esercitare la sovranità sulle terre degli aborigeni.
Thorpe ha poi gridato "restituiteci ciò che ci avete rubato", mentre il servizio di sicurezza la accompagnava verso l'uscita, per concludere la sua contestazione con un triplice vaffa contro i "colonialisti" e i loro eredi. È servito qualche minuto per riprendere la cerimonia mentre Carlo cercava di mantenere il suo aplomb, nonostante l'espressione che tradiva un certo stupore per la protesta, mentre la regina Camilla chiedeva qualche informazione sul palco delle autorità, dove sedeva il premier federale, il laburista di origini italiane Anthony Albanese, repubblicano rispettoso salito al potere dopo aver archiviato i piani di un nuovo referendum istituzionale a breve, a 25 anni da quello vinto nel 1999 dai monarchici. "L'ho fatto per dire la verità", ha spiegato, dopo qualche ora, la senatrice pasionaria ai microfoni di Sky News Uk.
"I reali hanno causato così tanta devastazione non solo alle persone in Australia ma alle popolazioni indigene di tutto il mondo", ha aggiunto Thorpe riferendosi alle accuse contro la monarchia emerse anche nel corso di altre visite nelle ex colonie britanniche, come quelle che hanno di fatto rovinato due anni fa il tour caraibico dell'erede al trono William e della moglie Kate, finiti al centro delle contestazioni per lo schiavismo durante l'impero. Tutto questo sottolinea la difficoltà di casa Windsor a presentare scuse formali per le responsabilità del passato, a causa dell'impatto che un atto solenne del genere potrebbe avere sulle richieste di mega risarcimenti legali. Thorpe, sostenuta sui media dall'attivista anti-monarchico e leader di Republic Graham Smith, venuto apposta dal Regno per manifestare contro Carlo, è stata però criticata da più parti per la sua protesta. In primo luogo dai rappresentanti della comunità aborigena presenti alla cerimonia in Parlamento, che hanno parlato di contestazione del tutto "irrispettosa" nei confronti del sovrano.
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Un momento della protesta della senatrice Thorpe
Fra l'altro Carlo III nel suo discorso aveva omaggiato le popolazioni indigene in quanto "tradizionali proprietarie e custodi" delle terre. Nonostante la contestazione, la giornata è proseguita senza altri intoppi, col re e la regina Camilla che sono stati accolti da una folla festante di australiani in fila per salutarli, nel corso delle loro visite al monumento ai caduti di Canberra e al giardino botanico della capitale federale. Ma il tour era già nato sotto una cattiva stella dopo l'annuncio da parte dei capi dei governi locali dei sei territori che compongono la federazione di non voler prendere parte, per "impegni precedenti", alla cerimonia in onore della coppia reale, visto come un segnale di boicottaggio.
Una volta conclusa la visita in Australia mercoledì, il sovrano andrà alle Isole Samoa per partecipare, in quanto presidente d'onore permanente del Commonwealth, al vertice dell'organizzazione nata dalle ceneri del British Empire, per poi ripartire verso Londra nel fine settimana.