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Meloni tira dritto sul Modello Albania, l’Europa litiga

Subito il decreto ‘Paesi sicuri’: ‘Basta sentenze come quella di Roma che ha fermato i rimpatri’. La premier. ‘Difendiamo i confini’

Giorgia Meloni
(Keystone)
21 ottobre 2024
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"Mi auguro che non accada" il ripetersi di decisioni come quella del Tribunale di Roma, che nei giorni scorsi non ha convalidato il trattenimento dei migranti all'interno del Cpr in Albania. Nell'auspicio del guardasigilli Carlo Nordio c'è la ratio con cui il governo ha varato un decreto legge per inserire l'elenco dei Paesi sicuri non più in un decreto interministeriale ma in una norma primaria, che "il giudice non può disapplicare: se la ritiene incostituzionale può fare ricorso alla Consulta".

Dall'elenco di 22 Paesi, aggiornato a maggio, vengono eliminati Nigeria, Camerun e Colombia. In attesa del vaglio del Quirinale sul provvedimento, nelle prossime settimane sarà messo alla prova dei fatti l'obiettivo dell'esecutivo. La cui strategia, ha chiarito Giorgia Meloni, resta "difendere i confini" e "ristabilire un principio fondamentale: in Italia si entra solo legalmente, seguendo le norme e le procedure previste".

Altri ragionamenti erano attesi nella conferenza stampa sulla manovra, già programmata per il giorno in cui cadono i due anni dal giuramento del governo e annullata alla vigilia. Inevitabilmente nelle domande avrebbe fatto capolino il tema dell'acceso scontro fra governo e magistratura, infiammatosi negli ultimi giorni proprio in seguito alle decisioni del Tribunale di Roma che hanno di fatto svuotato il Cpr appena aperto in Albania.

La difesa del governo

"Magistrati politicizzati che vogliono fare opposizione", è la linea della maggioranza. "Finché avremo il sostegno dei cittadini - ha affermato Meloni in un tweet mattutino -, continueremo a lavorare con determinazione, a testa alta, per realizzare il nostro programma e aiutare l'Italia a crescere, diventare forte, credibile e rispettata. Lo dobbiamo agli italiani, a chi ci ha scelto e a chi, pur non avendo votato per noi, spera che facciamo bene il nostro compito. Al lavoro, senza sosta, senza paura".


Keystone
Lo sbarco dei migranti a Bari

La giornata fra Palazzo Chigi, Viminale e ministero della Giustizia si è snodata per definire nel massimo riserbo le norme del provvedimento (alla fine si è deciso di escludere quelle sui ricorsi), preannunciato venerdì scorso dalla premier: la "soluzione", il termine usato, per evitare che verdetti come quelli del Tribunale di Roma "impediscano ogni politica migratoria di difesa dei confini". Stando ai provvedimenti del Tribunale di Roma, "il meccanismo dei rimpatri semplicemente non esiste più e dovremmo rendere conto in sede europea del perché non tuteliamo i nostri confini", osserva il sottosegretario Alfredo Mantovano alla fine di una giornata decisamente intensa. A differenza del solito, il Consiglio dei ministri non è stato preceduto dall'ordine del giorno né da un vero e proprio pre-Cdm. L'approvazione poi è stata piuttosto rapida.

Piantedosi fa muro

La lista dei Paesi sicuri "diventa norma primaria e consente ai giudici di avere un parametro rispetto ad un'ondivaga interpretazione", sintetizza il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, certo che la nuova norma serva a "dirimere un'annosa questione: serve a cercare un'accelerazione della procedura, per fare in modo che il ricorso alla richiesta di protezione non sia per la gran parte strumentalizzato per eludere il sistema delle espulsioni".

Nordio, dal canto suo, è convinto che la sentenza della Corte di giustizia europea citata dalle sentenze di Roma, "molto complessa e articolata e anche scritta in francese, probabilmente non è stata ben compresa o ben letta" dai giudici. Intanto le operazioni di trasporto dei migranti in Albania procederanno e Piantedosi respinge le critiche sui costi, sollevate anche dalle opposizioni, con il M5s che ha presentato un esposto alla Corte dei conti. "Ma quanto ci costa - osserva - distribuire i migranti tutti i giorni da Lampedusa a Pozzallo o Porto Empedocle? E quanto ci costa il sistema di accoglienza? Il Viminale spende ogni anno 1,7 miliardi di euro per dare assistenza a persone che per il 60-70% dei casi sono destinate a vedersi bocciata la domanda di asilo".

La versione di Bruxelles

La Commissione europea torna sull'intesa Italia-Albania dopo che la sentenza del Tribunale di Roma - basata a sua volta su un pronunciamento della Corte di Giustizia Ue - ha costretto il governo di Roma a intervenire. "Siamo a conoscenza della situazione e siamo in contatto con le autorità italiane", ha dichiarato una portavoce dell'esecutivo Ue ricordando che le misure applicate nelle strutture albanesi "devono essere pienamente conformi con il diritto comunitario e non devono indebolirlo".


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Il centro per i rimpatri in Albania

A Bruxelles confermano che il nodo della questione è il concetto di "Paese sicuro" dove i migranti possano essere rimpatriati se non hanno diritto all'asilo e che, al momento, esistono solo "liste nazionali", stilate da ogni capitale dei 27.

Elenco comunitario

L'idea, però, è quella di avere un elenco approvato a livello comunitario e la Commissione conferma che ci "lavorerà" nel quadro dell'attuazione del nuovo Patto sulla migrazione e della direttiva sui rimpatri prossima ventura, che sarà rivista così come chiesto dai leader al Consiglio Europeo della settimana passata. La percentuale di chi rientra nel suo Paese di origine, volontariamente o forzatamente, è infatti ancora troppo bassa (circa il 20% delle ordinanze) e l'esecutivo blustellato ha varato negli ultimi anni diverse misure per migliorare i numeri, nel quadro però della legislazione attuale. Il dettaglio è cruciale. L'intenzione, infatti, è di rivedere in parte le norme attuali, probabilmente in senso ristrettivo, così da permettere ai 27 un giro di vite sui rimpatri, soprattutto nei confronti di chi ha commesso crimini o viene giudicato un pericolo per la sicurezza (è quanto hanno chiesto alla vigilia del Vertice Ue 17 Paesi europei, tra cui Germania, Francia e Italia).

Il rebus dell’Europarlamento

Come sempre, però, il dibattito sulla migrazione accende gli animi e incendia lo scontro politico. La richiesta - presentata dal gruppo dei Verdi e sostenuta da Liberali, Socialisti e Sinistre Ue - di aggiungere al calendario della Plenaria dell'Eurocamera un dibattito sulle "conseguenze della sentenza del tribunale di Roma in merito all'accordo tra Italia e Albania" è stata respinta grazie all'asse tra il Ppe, i conservatori di Ecr, i Patrioti e il gruppo dei sovranisti di Esn.

Ma i Popolari fanno parte della maggioranza europeista che ha portato alla riconferma di Ursula von der Leyen - i commissari designati devono ancora passare le forche Caudine del Parlamento - e questa strategia dei due forni, quando si tratta di migrazione, potrebbe creare malumori tra i partner della coalizione.