L’ex presidente rischia l’arresto e sta provando a mobilitare le masse aiutato dai fedelissimi
Centinaia di sostenitori dell'ex presidente della Bolivia Evo Morales (2006-2019) hanno bloccato le principali strade del Paese nell'ambito di una più ampia mobilitazione indetta a seguito dell'emissione di un mandato di arresto per l'ex capo dello stato per presunti abusi sessuali su una minore durante il suo mandato.
Morales e i militanti del partito Movimento al Socialismo (Mas) a lui fedeli sostengono infatti che l'azione giudiziaria faccia parte di una "persecuzione politica" orchestrata da mesi ai suoi danni da parte del presidente in carica Luis Arce per impedirgli di candidarsi alla presidenziali alle elezioni del 2025.
Nei giorni scorsi Morales e i suoi sostenitori avevano annunciato le iniziative per impedire l'arresto, dopo aver marciato per un'intera settima a settembre per chiedere le dimissioni di Arce.
Keystone
Una maschera di Morales in vendita a La Paz
A seguito dell'annuncio del segretario della Confederazione Unica dei Lavoratori Contadini della Bolivia, Ponciano Santos, coltivatori di coca, cooperative di minatori e organizzazioni sociali storicamente legate a Morales hanno iniziato a installare i primi blocchi soprattutto nei tratti di strada che collegano il dipartimento di Cochabamba - feudo elettorale di Morales da dove non si allontana da una settimana - con le città di Sucre e Santa Cruz. I manifestanti hanno bloccato il passaggio con pietre, terra e alcuni automezzi.
A Parotani, lungo l'arteria che porta da Cochabamba a La Paz, i manifestanti - riferisce Los Tiempos - si sono scontrati con la polizia che ha utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla e tentare di rimuovere il blocco.
E mentre il governo critica le proteste che "danneggiano l'economia" ieri la procura ha dato l'ordine di emettere un'allerta immigrazione contro l'ex presidente Morales per impedirgli di lasciare il Paese e hanno avviato una nuova indagine per corruzione.