Italia

Fuori centro estetico, dentro bordello

Agli arresti domiciliari a Saronno una coppia dedita allo sfruttamento della prostituzione attraverso le prestazioni di ‘Samanta’ e ‘Vanessa’

Perquisizione in corso
(Guardia di Finanza)
30 settembre 2024
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In apparenza un centro estetico, in realtà un bordello. Una coppia di Saronno è ora agli arresti domiciliari con l'accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di giovani donne adescate sul web. Ne ha dato esecuzione la Guardia di Finanza di Varese che ha inoltre sequestrato oltre 28mila euro.

Le indagini svolte dai finanzieri hanno permesso di svelare l'attività di meretricio esercitato da due ragazze in arte “Samanta” e “Vanessa”, con lo sfruttamento finale degli introiti della prostituzione incamerati in larga parte dagli arrestati, che provvedevano anche all’organizzazione degli incontri con la clientela maschile e al reperimento della disponibilità dei locali.

L’attività ha avuto origine grazie alla collaborazione di alcuni cittadini che hanno segnalato un anomalo andirivieni di uomini e ragazze, tale da suscitare il dubbio che all’interno non si praticassero mere attività estetiche. Dall’esame delle immagini e delle conversazioni la Guardia di Finanza ha svelato le prestazioni effettuate dalle due ragazze composte da massaggi “adamitici” che si concludevano con la pratica sessuale al cliente.

La donna indagata (di nazionalità rumena), gestiva direttamente l’attività rispondendo al telefono, fornendo informazioni di dettaglio ai potenziali clienti e ai soggetti interessati, fissando gli appuntamenti, pattuendo i prezzi e gestendo la turnazione delle operatrici.

Il pagamento della prestazione, sempre comprensiva di prestazione sessuale, veniva suddiviso in percentuale tra l’operatrice e i due indagati, ai quali spettava un compenso pari al 70% del prezzo pagato dal cliente che variava in funzione delle diverse tariffe applicate rispettivamente alle diverse pratiche sessuali.

Anche nel periodo di viaggi all’estero, la coppia controllava “da remoto” l’attività delle operatrici, organizzando direttamente gli appuntamenti e pretendendo dalle “sex workers” un dettagliato resoconto degli incassi giornalieri.