Estero

Missile Houthi su Israele, Netanyahu promette vendetta

L'impatto è avvenuto a soli 35 chilometri dall'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv. Alta tensione pure a nord tra Israele e Hezbollah

(Keystone)
15 settembre 2024
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Per la prima volta un missile sparato dagli Houthi è riuscito a superare la contraerea alleata volando sopra il Mar Rosso e avvicinandosi a soli 35 chilometri dall'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv. All'aeronautica militare israeliana ci sono volute ben undici ore prima di dichiarare pubblicamente che il missile terra-terra lanciato dall'area costiera dello Yemen settentrionale domenica mattina alle 6,21 dal gruppo filo iraniano degli Houthi era stato colpito da un missile intercettore, che non è però riuscito a distruggerlo completamente. L'ordigno si è spezzato in aria e la testata, così come altri detriti, è caduta a terra scavando un cratere che ha consentito ai terroristi di cantare vittoria, almeno per qualche ora.

Al vicino aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv le telecamere hanno ripreso i passeggeri dello scalo mentre correvano per raggiungere i rifugi non appena sono state attivate le sirene. Con il traffico aereo bloccato anche se per breve tempo. L'allarme è durato poco, poi gli addetti alla sicurezza hanno controllato le piste in cerca di eventuali frammenti e l'aeroporto ha ripreso a funzionare.

Da quando gli Houthi - che controllano buona parte dello Yemen - hanno deciso di sostenere i palestinesi di Gaza con lanci di ordigni da circa 2mila chilometri di distanza, l'obiettivo principale è stata la città israeliana di Eilat. Ma la difesa aerea alleata ha sempre funzionato. O quasi. Lo scorso luglio non è stato intercettato il drone che ha colpito una zona adiacente il lungomare di Tel Aviv provocando la morte di un uomo. L'episodio del missile balistico è ora motivo di un nuovo allarme.

Il leader degli Houthi, Abdel-Malek al-Houthi, ha parlato nel primo pomeriggio di domenica, dopo che il lancio era stato rivendicato, avvertendo Israele che il gruppo "lancerà attacchi più massicci contro lo Stato ebraico, dopo il missile", che ha definito ipersonico. Qualche ora prima, a farsi sentire era stato il portavoce militare degli Houthi Yahya Saree minacciando di colpire gli israeliani con nuove "operazioni rilevanti" nel periodo che precede l'anniversario del 7 ottobre. La replica dello Stato ebraico non si è fatta attendere. "Gli Houthi dovrebbero sapere che chiunque cerchi di fare del male a Israele pagherà un caro prezzo. Chi ha bisogno di un promemoria visiti il porto di Hodeida", ha avvertito il premier Benyamin Netanyahu durante la riunione di gabinetto del governo facendo riferimento ai raid del 20 luglio che hanno mandato in fumo metà del porto usato dalle milizie di al-Houthi per ricevere le armi inviate da Teheran.

Alla minaccia di Netanyahu, gli Houthi hanno risposto con una provocazione, ovvero pubblicando un annuncio in cui avvertono i residenti di Tel Aviv, nel centro di Israele, che "l'area è una zona di guerra attiva e li invitano a evacuare nella zona umanitaria nel deserto del Negev". Copiando quindi il testo che usualmente l'Idf invia ai residenti di Gaza prima di bombardare una certa area.

L'attacco yemenita ha scatenato, tra l'altro, una dura polemica sui media israeliani e tra la popolazione: l'allarme, questa la critica mossa alle autorità, è scattato tardi - alle 6,32 - provocando un fuggi fuggi generale per mettersi al riparo e il ferimento di diverse persone mentre già cominciavano a sentirsi le prime esplosioni dei sistemi Arrow e Iron Dome. L'Aeronautica ha scoperto che il missile, che aveva una traiettoria rettilinea, non era un proiettile ipersonico, come hanno sostenuto gli Houthi, ma un missile balistico.

L'Idf ha intanto chiarito che i tre ostaggi morti recuperati a Gaza 10 mesi fa sono stati uccisi indirettamente durante un attacco che aveva preso di mira il comandante di Hamas Ahmed Ghandour, che si nascondeva in un tunnel a Jabaliya. Il 10 novembre 2023, un raid dell'Idf ha colpito il luogo in cui sono stati successivamente trovati i corpi del sergente Ron Sherman, del caporale Nik Beizer e del civile Elia Toledano, rapito al Nova festival. L'Idf ha pubblicato il report sostenendo che all'epoca non sapeva che gli ostaggi potessero trovarsi nelle stesse gallerie dove si nascondeva Ghandour. I tre giovani erano stati portati a Gaza vivi.

Tensione alle stelle al confine col Libano

Rimane pure alta la tensione tra Israele e gli Hezbollah libanesi dopo che il premier israeliano Benyiamin Netanyahu ha promesso al suo elettorato che farà "tutto il necessario" per proteggere l'Alta Galilea dagli attacchi del partito armato libanese, alleato dell'Iran. Proprio il Partito di Dio ha oggi sparato decine tra razzi e droni contro obiettivi militari nel nord di Israele in risposta agli incessanti bombardamenti israeliani nel sud del Libano.

Nelle prossime ore è intanto atteso nella regione l'inviato americano Amos Hochstein, la cui missione è quella di trovare una soluzione politica alla crisi e scongiurare lo scoppio della tanto paventata guerra totale tra Hezbollah e Stato ebraico.

"La situazione nel nord di Israele non continuerà a essere tale: faremo tutto il necessario per riportare alle loro case i residenti sfollati. Io mi impegno a farlo, il governo si impegna. Non ci accontenteremo di qualcosa di meno", ha detto Netanyahu, riferendosi alle decine di migliaia di sfollati israeliani evacuati dall'Alta Galilea dallo scoppio della nuova guerra in Medio Oriente lo scorso ottobre.

In Libano gli sfollati civili sono circa 100mila. E gran parte delle località libanesi lungo la linea di demarcazione con Israele sono state rase al suolo, inclusi scuole, centri sanitari, stazioni di pompaggio dell'acqua.

Nelle ultime ore Netanyahu era tornato a fare promesse di voler dare una svolta militare alla situazione di stallo con gli Hezbollah: nella serata di sabato il premier aveva addirittura annunciato l'apertura, "il prima possibile". di un fronte di guerra con il Libano. "La situazione nel nord non può continuare", aveva detto. "L'esercito deve prepararsi per un'ampia campagna in Libano".

E nell'ambito di quello che a Beirut viene definito l'ennesimo round di una guerra prima di tutto psicologica, l'esercito israeliano ha oggi diffuso volantini nel sud del Libano invitando i civili di un'area specifica di frontiera ad abbandonare le loro case. Poche ore dopo, lo stesso esercito israeliano ha però affermato che il lancio di questi volantini, effettuato da un comandante di brigata, non era stato approvato dagli organi superiori.

Gli Hezbollah dal canto loro hanno oggi rivendicato il lancio di una quarantina tra razzi e droni contro postazioni militari israeliane in Alta Galilea, affermando che si tratta di una rappresaglia per i sanguinosi attacchi israeliani nel sud del Libano e nella valle della Bekaa e nei quali nelle ultime 72 ore sono morti non solo combattenti filo-iraniani ma anche civili, tra cui un bambino.

In questo contesto, Hussein Hajj Hasan, esponente di Hezbollah e navigato deputato del parlamento libanese, ha ribadito che il Partito di Dio cesserà i suoi attacchi su Israele quando lo Stato ebraico si ritirerà dalla Striscia di Gaza. "Il nostro obiettivo è chiaro ed è evidente a tutti: impedire al nemico di vincere, e di aiutare la resistenza a Gaza a ottenere la vittoria", ha detto Hajj Hasan. Hezbollah, ha aggiunto, "sa bene come, dove e quanto colpire duramente il nemico" israeliano.

Poco dopo il suo intervento a una cerimonia funebre in onore di un combattente ucciso da Israele, sono ripresi intensi gli scambi di fuoco tra Stato ebraico e Hezbollah.

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