La proposta di legge vorrebbe i bambini ‘lontani dai telefonini’ e più vicini ‘ai campi da calcio, ai prati, alle piscine e ai campi da tennis’
L'Australia vuole vietare ai bambini l'uso dei social media a causa delle preoccupazioni che piattaforme come Instagram e TikTok stiano influenzando negativamente la salute fisica e mentale dei giovani.
Ad annunciare la novità è stato il premier laburista Anthony Albanese, il quale si è augurato che la misura possa allontanare i bambini dai dispositivi elettronici e avvicinarli, invece, "ai campi da calcio, ai prati, alle piscine e ai campi da tennis". La legge federale in questo senso, ha aggiunto il primo ministro, sarà introdotta già alla fine del 2024, con un test di verifica programmato nei prossimi mesi. L'età minima per l'accesso a siti come Facebook, Instagram e TikTok non è stata ancora stabilita, ma dovrebbe essere tra i 14 e 16 anni. "Voglio vedere i bambini lontani dai telefonini", ha detto Albanese in un'intervista al canale nazionale Abc. "Vogliamo che facciano esperienze reali con persone reali perché sappiamo che i social network stanno danneggiando la società", ha aggiunto.
L'ex giudice capo dell'Alta Corte, Robert French, ha proposto - in un rapporto di 276 pagine - l'esclusione dai social media degli utenti sotto i 14 anni e l'obbligo per le compagnie di ottenere il consenso dei genitori prima che i loro figli al di sotto di questa età possano accedere alle varie piattaforme, compresi i videogiochi. Il rapporto di French cita dati dell'Australian Psychological Association, secondo cui gli adolescenti trascorrono in media 3,3 ore al giorno sui social, con forti implicazioni per la loro autostima. "I genitori sono molto preoccupati per questo, nessuna generazione ha mai dovuto affrontare una simile sfida", ha sottolineato Albanese. "Queste aziende di social media pensano di essere al di sopra di tutti", ha detto. "Beh, hanno una responsabilità sociale e al momento non la stanno esercitando. E siamo determinati a fare in modo che lo facciano", ha aggiunto. Albanese ha anche espresso preoccupazione per gli effetti del cyberbullismo e la facilità con cui i minori possono accedere a contenuti dannosi sui social.
Nonostante vari Paesi abbiano tentato di limitare l'accesso dei minori alle varie piattaforme, ostacoli tecnologici e legali hanno reso difficile attuare tali misure. Negli Usa, un disegno di legge che fissa a 13 anni l'età minima per l'utilizzo dei social è stato presentato in aprile al Senato dai legislatori democratici e repubblicani, ma non è stata ancora fissata la data per il suo esame. In Francia il presidente Emmanuel Macron si era detto favorevole a giugno al divieto dei cellulari "prima degli 11 anni" e dei social network "prima dei 15 anni".
L'iniziativa di Albanese ha comunque ottenuto l'appoggio del leader dell'opposizione conservatrice, Peter Dutton. Tuttavia, nonostante l'accordo politico, non sono mancate le critiche. Daniel Angus, professore della Queensland University of Technology, ha definito la proposta "precipitosa". Mentre alcuni esperti di tecnologia hanno espresso dubbi sull'efficacia dei sistemi di controllo. Secondo Toby Murray, dell'Università di Melbourne, c'è sempre la possibilità che le nuove tecnologie possano aggirare i controlli, oltre all'eventualità di incorrere in rischi per la privacy.