L'8 settembre 1943 l'Italia passava dalla parte degli Alleati e veniva invasa dalla Germania. Migliaia di profughi raggiunsero il nostro cantone
Ottantuno anni fa, l'8 settembre del 1943, l'Italia rendeva noto l'armistizio con gli Alleati firmato alcuni giorni prima, in un vagone ferroviario a Cassibile, in provincia di Siracusa. Una data che segnò l'inizio della Resistenza contro la Germania nazista, che con l'Operazione Achse invase l'Italia centro-settentrionale divenendo, da alleata, forza di occupazione di gran parte del territorio, fra cui la capitale Roma: dopo la fuga del re Vittorio Emanuele III a Brindisi, centinaia di migliaia di soldati italiani, lasciati allo sbando e senza ordini, furono catturati, a volte dopo eroici atti di resistenza come a Cefalona, disarmati e inviati nei campi di prigionia in Germania, da dove in molti non fecero ritorno.
Con l'occupazione tedesca iniziò anche la persecuzione fisica degli ebrei italiani, che culminerà nell'atrocità della deportazione degli abitanti del ghetto di Roma il 16 ottobre. Una tragedia che coinvolse anche la Svizzera, e in modo particolare il Ticino, che divenne il primo punto di afflusso dei profughi provenienti da oltre confine. Il nostro cantone ospitò infatti quasi l'80% dei 5'819 ebrei accolti dalla Svizzera, oltre a circa 10'000 soldati italiani sbandati. Un'accoglienza che, però, non fu concessa a tutti: diverse centinaia furono, infatti, gli ebrei respinti dalle guardie di confine, come la senatrice italiana Liliana Segre, a cui ad Arzo nel dicembre 1943 non fu concesso l'ingresso in Svizzera. Arrestata dalle autorità fasciste, Segre venne poi inviata al campo di sterminio di Auschwitz, dove riuscì a sopravvivere, a differenza del padre.