Estero

Sono appesi a un filo i negoziati su Gaza

Gli Stati Uniti: è ora di chiudere. Allarme per nuovi attacchi. L’Onu vuole un’inchiesta indipendente sull’esecuzione degli ostaggi

Scontri con la polizia durante una manifestazione svoltasi oggi a Tel Aviv
(Keystone)
3 settembre 2024
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"Netanyahu tiene in vita la sua coalizione di governo e lascia morire gli ostaggi": è l'accusa gravissima delle famiglie dei rapiti scesi nuovamente in piazza con migliaia di cittadini il giorno dopo la conferenza stampa del premier israeliano che ha fatto crollare le speranze di riportare a casa gli ostaggi ancora in vita. A cominciare dall'affermazione secondo cui le truppe dell'Idf non si ritireranno dal Corridoio Filadelfia, al confine tra Gaza e l'Egitto, diventato il nodo su cui si sono fermati i colloqui per l'accordo sul cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Quella che Hamas indica come la ‘linea rossa’ dei negoziati.

Un fronte su cui continua il pressing dell'amministrazione Usa, contraria a una presenza di Israele a Gaza sul lungo termine. Per Washington è ora di finalizzare l'accordo e per questo in settimana potrebbe essere messa sul tavolo una proposta "prendere o lasciare" rivolta a Netanyahu e Hamas. Tutto questo mentre L'Idf e l'Autorità nazionale palestinese sono in altissima allerta, evidentemente in base a informazioni di intelligence, per il rischio di un ‘nuovo scenario 7 ottobre’ in Cisgiordania, con attacchi terroristici di ampia portata a insediamenti di coloni, o un nuovo assalto all'interno di Israele.

‘Consultazioni costanti’

Nella serata di martedì il consigliere della Casa Bianca John Kirby ha risposto ai giornalisti affermando che gli Usa stanno "lavorando attivamente sui colloqui". "Siamo ancora in consultazioni costanti con Qatar, Egitto e Israele, e naturalmente Il Cairo e Doha sono in contatto con Hamas. Faremo il possibile", ha dichiarato aggiungendo che Biden è "personalmente coinvolto" in questi sforzi.

Alla domanda se un accordo sia possibile con Netanyahu al potere, Kirby si è detto sicuro che il presidente Usa non avrebbe impegnato il suo tempo nel fine settimana "se non ci credesse". E ha spiegato che "le esecuzioni" dei sei giovani ostaggi "sottolineano quanto sia importante mantenere viva la speranza e andare avanti". "Mentirei se dicessi che il lavoro che stiamo facendo non sarà influenzato dalla nostra indignazione per ciò che ha fatto Hamas", ha detto con forza. Questione su cui l'Onu ha chiesto un'indagine indipendente: "Siamo inorriditi dalle notizie secondo cui gruppi armati palestinesi hanno giustiziato sommariamente ostaggi israeliani, il che costituirebbe un crimine di guerra", ha detto il capo dei diritti umani Volker Turk.

I soldati si preparano a fare gli operatori umanitari

Dal canto suo, il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller è tornato a sottolineare che gli Usa sono "contrari a una presenza a lungo termine di Israele a Gaza". Un’opzione tutt’altro che remota: secondo Channel 12, Netanyahu ha dato istruzioni all'Idf di prepararsi all'eventualità che siano costrette a subentrare alle organizzazioni internazionali di assistenza sociale nella distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza. Il capo di stato maggiore Herzi Halevi si sarebbe opposto. L'Idf ha stimato che il pieno governo militare di Gaza costerebbe a Israele 11 miliardi di dollari all'anno. Il portavoce dell'esercito non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Abu Obeida, portavoce delle Brigate Ezzedine Al-Qassam ha avvertito: gli ostaggi torneranno in Israele "dentro le bare" se la pressione militare continuerà, avvertendo che sono state date "nuove istruzioni" ai miliziani che sorvegliano i prigionieri nel caso in cui le truppe si avvicinino.

Il punto di svolta

I colpi per Netanyahu arrivano dalla Striscia ma anche dall'interno. Dove oggi, tra l'altro il quotidiano Yedioth Ahronoth ha pubblicato il ’documento di sangue', così definito da un alto funzionario della sicurezza israeliana: ossia la proposta trasmessa ai mediatori il 27 luglio da Israele con modifiche drammatiche rispetto al piano del 27 maggio approvato da Hamas. "Il testo ha cambiato il quadro dei colloqui - ha detto la fonte - con il risultato che Hamas ha giustiziato sei ostaggi nella notte di giovedì".