medio oriente

Biden, Starmer, Gallant, la piazza: bordate contro Netanyahu

Il premier attaccato da più parti. Il governo britannico decreta lo stop all’invio di armi a Israele

L’ira dei manifestanti
(Keystone)
2 settembre 2024
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Centinaia di migliaia di persone in piazza, autostrade bloccate, traffico immobile, l’aeroporto internazionale di Tel Aviv fermo per ore, uffici pubblici, scuole, asili chiusi, grandi aziende vuote. Lo sciopero generale contro il governo Netanyahu e a favore dell’accordo sulla liberazione degli ostaggi è pienamente riuscito. Il Paese, come aveva annunciato il Forum delle famiglie dei rapiti, lunedì è rimasto paralizzato dalle proteste. Facendo infuriare il primo ministro che, durante la riunione di governo ha sbottato: «Lo sciopero è una vergogna. State dicendo a Sinwar: avete ucciso sei persone, qui noi vi sosteniamo».

Giornata nera per Netanyahu, colpito anche da una bordata in provenienza dagli Stati Uniti. «No»: così Joe Biden ha risposto alla domanda di un giornalista che gli chiedeva se il premier israeliano facesse abbastanza per l’accordo a Gaza. «Parole sconcertanti e pericolose», ha replicato l’ufficio di Netanyahu. Che poi ha aggiunto: «È sconcertante che [Biden] stia facendo pressioni su Netanyahu, che ha accettato la proposta Usa già il 31 maggio e la proposta ponte il 16 agosto, e non sul leader di Hamas Sinwar, che continua a rifiutare con veemenza qualsiasi intesa».

Momento delicato

Il presidente americano e Netanyahu sembrano ormai arrivati alla resa dei conti, mentre si protraggono inutilmente da mesi i negoziati per un cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri sotto i continui attacchi di Israele a Gaza. Biden (che secondo la Nbc potrebbe presentare in settimana un accordo ‘prendere o lasciare’ a Israele e Hamas) non ha mai nascosto la sua frustrazione per l’operato di Netanyahu a Gaza, ma questa volta l’accusa colpisce duro anche per il momento: all’indomani delle esecuzioni degli ostaggi (Hamas ieri ha detto che anche gli altri torneranno “dentro le bare” se Israele manterrà la pressione militare su Gaza) e delle manifestazioni di massa contro la sua ostilità a ogni compromesso, criticata anche da alcuni membri del suo governo come il ministro della Difesa Yoav Gallant, contro il quale se l’è presa il premier israeliano in una conferenza stampa in serata, pur senza mai nominarlo.

Davanti ai microfoni, Netanyahu ha chiesto perdono alle famiglie dei sei ostaggi uccisi a sangue freddo con un colpo alla nuca «per non essere riusciti a riportarli a casa vivi», ha promesso che «Hamas pagherà per questo un duro prezzo» ed è sembrato mettere quasi una pietra tombale sull’accordo chiudendo a ogni ipotesi di ritiro dal corridoio Filadelfia al confine tra la Striscia e l’Egitto.

Prima, però, c’era stato spazio per un’altra cannonata: il governo britannico di Keir Starmer ha sospeso parzialmente la fornitura di armi a Tel Aviv. Il motivo? Il “chiaro rischio che possano essere utilizzate per commettere o facilitare una grave violazione del diritto umanitario internazionale”.