Israele vuole la lista degli ostaggi vivi da rilasciare, ma resta l’impasse
La pressione internazionale su Hamas e Israele si è intensificata lunedì con l'appello congiunto di Francia, Germania e Regno Unito per una tregua "senza ulteriori ritardi" e la liberazione di tutti gli ostaggi. Mentre crescono i timori che un attacco dell'Iran, e probabilmente in contemporanea di Hezbollah, contro Israele alla vigilia dell'incontro tra i negoziatori del 15 agosto a Doha o al Cairo possa mettere a rischio la mediazione. Giusto dopo che domenica sera Hamas ha chiesto che sia applicato il piano di cessate il fuoco in tre fasi presentato alla fine di maggio dal presidente Joe Biden, "piuttosto che tenere altri negoziati". Questo, dopo che nei giorni scorsi Israele ha ricevuto indicazioni fatte arrivare ai Paesi mediatori che il leader di Hamas Yahya Sinwar è "interessato" all'accordo. Tuttavia, improvvisamente domenica il gruppo islamista ha annunciato di aver respinto l'invito di Stati Uniti, Qatar ed Egitto per un ultimo round di negoziati previsto per giovedì.
Una mossa valutata in modi differenti dagli analisti: per alcuni l'annuncio rappresenta una battuta d'arresto significativa per gli sforzi dell'amministrazione Biden. Per altri, si tratta solo di una mossa di Sinwar per guadagnare tempo, e premere l'acceleratore sulle richieste. Intanto il Qatar ha indicato che un documento contenente chiarimenti da parte di Israele su diverse questioni controverse è stato trasmesso a Hamas nei giorni scorsi. Nello specifico si ritiene che un accordo possa essere finalizzato entro giovedì tra Israele, Stati Uniti ed Egitto sugli accordi per il corridoio Filadelfia, lungo il confine tra Gaza e Egitto, e al valico di frontiera di Rafah. I mediatori accettano la richiesta di Israele che Hamas non sarà parte di questo accordo. Israele considera le procedure di sicurezza lungo il confine tra Gaza e Egitto come vitali per impedire alla milizia islamica di riprendere le sue importazioni di armi e materiali e quindi di rilanciare le sue capacità militari.
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Benyamin Netanyahu
Le parti coinvolte nei negoziati stanno già discutendo anche i nomi degli ostaggi da rilasciare in base all'accordo e i nomi dei detenuti palestinesi da scambiare. Mentre, proprio nelle stesse ore, Hamas ha annunciato l'uccisione di uno di loro e il ferimento di altre due donne prigioniere durante "incidenti" a Gaza: "Due soldati assegnati alla guardia dei prigionieri hanno sparato a un prigioniero sionista, uccidendolo all'istante, e hanno anche ferito gravemente due prigioniere", hanno fatto sapere le Brigate al Qassam annunciando un'inchiesta sul caso. Israele ha chiesto, e i mediatori riconoscono l'importanza di tale richiesta, che gli vengano forniti i nomi degli ostaggi da liberare prima che eventualmente abbia inizio l'attuazione dell'accordo.
Secondo indiscrezioni dei media, Gerusalemme è pronta a essere flessibile sulle richieste della milizia islamica riguardo a quali detenuti palestinesi potrebbero essere liberati e su quali porrebbe il veto. Israele starebbe inoltre indicando che sarà più flessibile su questo tema se Hamas includerà più ostaggi viventi tra i 33 da liberare nella prima fase di 42 giorni dell'accordo previsto in tre fasi. I tre momenti dell'accordo che Biden ha presentato a maggio prevedono inizialmente un cessate il fuoco totale di sei settimane e il ritiro delle truppe israeliane dalle aree densamente popolate della Striscia. Rilascio di "alcuni" degli ostaggi, tra cui donne, anziani e feriti. In cambio, la liberazione di centinaia di detenuti palestinesi; ritorno degli sfollati nei loro quartieri di Gaza. Inoltre un aumento significativo degli aiuti umanitari. Hamas dovrebbe rilasciare "tutti gli ostaggi ancora in vita", compresi i soldati israeliani maschi.
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Sfollati nella Striscia di Gaza
Un punto chiave, questo, su cui si sono fermati le mediazioni in passato. Il cessate il fuoco continua finché proseguono i negoziati, che dovrebbero portare alla fine dei combattimenti e alla restituzione di tutti gli ostaggi, compresi i corpi. Nella terza e ultima fase, inizierà un importante piano di ricostruzione e stabilizzazione di Gaza, sostenuto dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale. Nonostante l'urgenza e la delicatezza del momento, Israele ha registrato uno nuovo, pesante scontro tra il ministro della Difesa e il premier dopo le aspre critiche di Gallant sulle affermazioni di "vittoria definitiva su Hamas" di Netanyahu. L'ufficio del primo ministro ha pubblicato una dura risposta: "Quando Gallant adotta la narrazione anti-israeliana, danneggia le possibilità di raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi. Avrebbe dovuto criticare Sinwar,". Intanto non si sa quale sia la reale posizione del premier sui colloqui.