Estero

Mille soldati ucraini sfondano a Kursk

Massicca incursione delle forze di Kiev nel territorio russo. L’ira di Putin: ‘Colpiti civili, provocazione su larga scala’

(Keystone)

Dopo avere avanzato costantemente per mesi nell’est dell’Ucraina, le truppe di Mosca sono state colte di sorpresa dall’attacco delle forze di Kiev in territorio russo, il più consistente dall’inizio del conflitto.

Secondo il capo delle forze armate russe, Valery Gerasimov, ben mille militari ucraini, appoggiati da mezzi corazzati, sono penetrati nella regione di Kursk, ma l’offensiva “è stata fermata” al prezzo di pesanti perdite. I combattimenti tuttavia proseguono, mentre diversi blogger militari di Mosca riferiscono di un’avanzata di diversi chilometri. Ma le autorità ucraine per il momento tacciono.

Emblematica delle preoccupazioni russe è l’espressione tesa del volto di Vladimir Putin durante una riunione dei vertici delle forze armate e dei servizi di sicurezza, le cui immagini sono state diffuse dai principali media. Il presidente ha accusato Kiev di avere messo in atto “una provocazione su larga scala”, facendo ricorso a “bombardamenti indiscriminati, anche con missili, su strutture civili”.

Putin ha avuto una conversazione notturna con il governatore della regione, Alexei Smirnov, dopo la quale ha detto di aver dato disposizione a tutte le agenzie governative competenti di “fornire la necessaria assistenza ai residenti”.

Migliaia di persone in corso di evacuazione

Secondo le autorità russe, i bombardamenti delle forze di Kiev che hanno preceduto e accompagnato l’attacco hanno provocato almeno 5 morti, anche operatori di un’ambulanza, e 28 feriti, tra i quali alcuni bambini. Migliaia di persone, secondo quanto ha detto Smirnov, stanno evacuando, lasciando in queste ore le zone dei combattimenti, mentre viene organizzata una raccolta di sangue straordinaria negli ospedali per la cura dei feriti.

Dall’altro lato della frontiera, nella regione ucraina di Sumy, il governatore ha annunciato di avere disposto l’evacuazione di circa 6’000 persone a causa dei bombardamenti russi effettuati in risposta all’incursione.

Tentativo di infiltrazione dalla portata inedita

Diverse volte dall’inizio del conflitto, nel febbraio del 2022, sono avvenuti tentativi di infiltrazione nelle regioni frontaliere russe di Kursk e Belgorod, che sono state rivendicate da formazioni militari russe anti-Cremlino inquadrate nelle file dell’esercito di Kiev. Ma l’attacco attuale sembra il più grande mai registrato.

I soldati ucraini, ha detto Gerasimov, sono stati affrontati da forze di terra e dall’aviazione di Mosca, che ha bombardato anche le retrovie delle truppe di Kiev, nella regione di Sumy appunto. Il capo di Stato maggiore ha affermato che 100 soldati ucraini sono stati uccisi e altri 215 feriti e che sono stati distrutti 54 veicoli corazzati, di cui 7 carri armati. “L’operazione sarà completata sconfiggendo il nemico e raggiungendo il confine di Stato”, ha aggiunto il capo di Stato maggiore, facendo intendere che la battaglia, cominciata alle 5.30 ora locale di ieri (le 4.30 ora svizzera), stava continuando.

Quadro della situazione poco chiaro

Il quadro tracciato da diversi blogger militari russi è più preoccupante di quello fornito da Gerasimov. Il canale Telegram Rybar, considerato vicino alle forze armate, e alcuni canali ucraini, affermano che le forze di Kiev si sono spinte fino a 25 chilometri all’interno del territorio della Federazione, conquistando il centro abitato di Koreniovo. Altre fonti online diffondono notizie ancora più preoccupanti, e tutte da verificare, avanzando per esempio l’ipotesi che gli ucraini puntino a impadronirsi della centrale nucleare della regione di Kursk, distante una settantina di chilometri.

L’attacco ucraino ha coinciso con la firma da parte del presidente Volodymyr Zelensky di provvedimenti che prolungano per almeno altri tre mesi, fino al 9 novembre, la legge marziale e la mobilitazione generale militare nel Paese.

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha messo in relazione le due cose, affermando che Zelensky “ha mandato i cittadini ucraini nel tritacarne di Kursk per prolungare silenziosamente la mortale mobilitazione ucraina”. L’avanzata delle forze di Kiev in territorio russo, ha aggiunto la portavoce, “è l’ennesimo atto terroristico contro i civili”.

Attacchi di droni ucraini sono intanto avvenuti anche su altre due regioni frontaliere russe, quelle di Belgorod e Voronezh, senza provocare morti o feriti mentre una fonte dei servizi di sicurezza ucraini (Sbu) ha rivendicato l’abbattimento di un elicottero russo Mi-28 utilizzando un piccolo drone nella regione di Kursk: sarebbe “il primo episodio” di questo genere “nella storia della guerra”.

Un’unica voce

“La Russia non controlla il confine di Kursk”: l’unico scarno, vago e criptico commento di Kiev su quanto stia accadendo alla frontiera russo-ucraina è affidato a un funzionario di rango minore, Andrii Kovalenko del Consiglio per la sicurezza nazionale e la difesa. Per il resto, non c’è traccia di dichiarazioni ufficiali da parte dei vertici militari o dal governo di Zelensky sull’offensiva denunciata da Mosca contro il suo oblast di confine. Mentre esperti, blogger militari e media si dividono nelle interpretazioni su quali possano essere le motivazioni dietro un attacco ucraino delle proporzioni descritte dal Cremlino. Il silenzio ucraino può essere letto come un modo per evitare rivendicazioni o trionfalismi mentre l’operazione è in corso, oppure per non dare legittimità a quanto invece denunciato dalle autorità russe. Su quanto sta accadendo a Kursk al momento esiste un’unica voce, quella del ministero della Difesa russo e dei suoi blogger affiliati, mentre istituti occidentali come l’Isw non si arrischiano ad avallare a pieno le denunce russe.

ANSA/RED

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