Il regime degli ayatollah ha chiuso lo spazio aereo e ha riunito le milizie alleate della regione per stabilire le modalità di rappresaglia contro Israele
Lo shock, la frustrazione, la sete di vendetta. Teheran, in un'atmosfera cupa, si è tinta di nero come le tuniche degli ayatollah per celebrare solennemente i funerali di Ismail Haniyeh, il leader politico di Hamas ucciso dagli israeliani in un blitz condotto nella capitale iraniana, forse addirittura con una bomba nascosta due mesi fa nella casa in cui era ospite. Il colpo è stato talmente plateale da costringere la Repubblica islamica ad annunciare una risposta adeguata, e i preparativi per un attacco sono effettivamente scattati: il regime ha chiuso lo spazio aereo e ha riunito le milizie alleate della regione per stabilire le modalità di rappresaglia contro lo Stato ebraico. Che nel frattempo si prepara ad ogni scenario, anche il peggiore, blindandosi.
Le esequie di Haniyeh hanno richiamato migliaia di persone a Teheran. Nella sede dell'Università, la Guida suprema Ali Khamenei ha recitato la preghiera per i defunti davanti alle bare del leader ucciso e della sua guardia del corpo, ricoperte dalla bandiera palestinese. Alla presenza di tutto l'establishment iraniano, dal presidente Massoud Pezeshkian al capo dei Pasdaran, Hossein Salami. Poi è partita la processione con i due feretri trasportati per le strade della città su un camion per il saluto della popolazione, ed al termine della cerimonia la salma di Haniyeh è stata trasferita in Qatar, da dove dirigeva l'ufficio politico di Hamas.
Il lutto ha rappresentato solo una parte della convulsa giornata in Iran. "Stiamo studiando il modo di vendicarci, succederà sicuramente", ha avvertito il capo dello Stato maggiore dell'esercito Mohammad Bagheri, all'indomani dell'ordine di Khamenei di colpire direttamente Israele, secondo quanto ha riportato il New York Times. Il primo passo è stato un confronto con gli alleati già attivi nel destabilizzare Israele sullo sfondo della guerra a Gaza. Un funzionario ha parlato di una riunione per fare una "valutazione approfondita sul modo migliore e più efficace per vendicarsi del regime sionista". Alla riunione hanno partecipato le milizie yemenite degli Houthi, quelle irachene, i palestinesi di Hamas e della Jihad. E naturalmente Hezbollah, appena scottato dall'assassinio a Beirut del comandante Fuad Shukr, ritenuto il braccio destro di Hassan Nasrallah.
Proprio il leader del Partito di Dio, in un discorso trasmesso ai funerali del suo luogotenente, ha detto che la "risposta" a Israele sarà "inevitabile". Con il doppio attacco che ha violato le capitali di Libano e Iran, lo Stato ebraico "ha oltrepassato la linea rossa", ha accusato la guida libanese sciita, affermando che si è entrati "in una nuova fase" della sfida al nemico di sempre.
Il cosiddetto asse della resistenza, secondo diversi analisti e fonti interne, sta valutando due scenari: una risposta simultanea da parte dell'Iran e dei suoi alleati o azioni singole condotte da ogni fazione. Ma l'obiettivo sarebbe semplicemente quello di indurre Israele a non spingersi oltre, e non di scatenare una guerra totale. In questa chiave i precedenti ricordano che lo scorso 13 aprile, in risposta ad un raid sul proprio consolato a Damasco, Teheran aveva lanciato un attacco senza precedenti in territorio israeliano, rivelatosi tuttavia simbolico. Avvertendo prima gli alleati regionali, inclusa la Turchia (e quindi gli Usa, alleati Nato) e annunciando il raid diverse ore prima dell'arrivo dei missili sugli obiettivi: non a caso intercettati quasi tutti, grazie anche all'aiuto degli americani e di altri Paesi.
Israele comunque prende sul serio le minacce. Nel nord, al confine con il Libano, sono scattate misure straordinarie di sicurezza. E decine di caccia, come ha riferito la tv Canale 12, sono già sulle piste di decollo "pronte alla difesa ma anche all'attacco". "Siamo ad un livello molto alto di preparazione per qualsiasi scenario, sia difensivo che offensivo", ha confermato il premier Benyamin Netanyahu prima di parlare al telefono con Joe Biden per fare il punto.
I timori di una guerra su vasta scala agitano anche l'Europa. Sempre più Paesi hanno sospeso i voli per Beirut e raccomandato ai connazionali di evitare in Libano. Oggi la compagnia tedesca Lufthansa ha annunciato di aver congelato i collegamenti con Tel Aviv fino all'8 agosto.