Gli studenti liberano centinaia detenuti, sfida all'autocrate Hasina, da 15 anni al potere. La protesta dilaga a Dacca, città con 20 milioni di abitanti
È un bagno di sangue in Bangladesh, dove le proteste studentesche si sono trasformate in un'insurrezione. "Centinaia" di detenuti sono stati liberati in un assalto violento contro un carcere nel distretto di Narsingdi, vicino alla capitale Dacca, che è stato poi dato alle fiamme.
La protesta dilaga nei sobborghi della grande megalopoli di 20 milioni di anime e in metà dei 64 distretti in cui è suddiviso il Paese, malgrado il divieto, mettendo a dura prova le forze di sicurezza, che hanno sparato sulla folla, uccidendo oltre 100 persone in soli quattro giorni.
La situazione è precipitata dopo che la polizia ha annunciato l'arresto di Ruhul Kabir Rizvi Ahmed, uno dei leader del Bangladesh Nationalist Party (Bnp), il principale partito d'opposizione, che secondo la polizia deve rispondere di "centinaia di accuse". Internet è stato disattivato e in serata poi è stato dichiarato il coprifuoco generale su tutto il Paese di oltre 171 milioni di abitanti ed è stato dispiegato l'esercito.
Keystone
Un arresto a Dacca
Si tratta di una rivolta che sfida apertamente la prima ministra Sheikh Hasina, 76 anni, che in 15 anni di potere ininterrotto ha creato un regime autocratico nel quale - accusano gli oppositori - ogni spazio di dissenso è stato brutalmente cancellato. Una sfida che si ripete nelle piazze da mesi con cadenza quasi quotidiana e che ha preso di mira uno dei grimaldelli del potere di Hasina e del suo partito, l'Awami League, cioè le quote nella pubblica amministrazione riservate ai discendenti dei veterani della guerra di liberazione del 1971 contro il Pakistan: un sistema che taglia fuori chi non è sostenitore del partito al potere.
Hasina, che in gennaio ha ottenuto un quarto mandato consecutivo dal 2009, è accusata di aver creato un sistema di potere che assomiglia a un fortino e che annovera fra le sue armi anche l'arresto illegale, il rapimento e l'uccisione extragiudiziale di critici, oppositori e attivisti in un Paese economicamente e socialmente disastrato, povero e soggetto a disastrose alluvioni collegate alle piogge monsoniche. La protesta si è intensificata in particolare negli ultimi quattro-cinque giorni, con una fiammata nelle ultime ore, con il bilancio dei morti ufficioso, trapelato da fonti ospedaliere in tutto il Bangladesh, che raddoppiava a intervalli durante la giornata. "Non so quanti detenuti siano stati liberati (nell'assalto degli studenti al carcere), ma sono nell'ordine delle centinaia", ha confessato un poliziotto all'Afp. "Abbiamo proibito ogni manifestazione, marcia o raduno oggi a Dacca" per garantire la "sicurezza pubblica", ha dichiarato il capo della polizia, Habibur Rahman.
Ma la repressione non sembra piegare i rivoltosi: "La nostra protesta continuerà", ha detto Sarwar, uno dei manifestanti che è rimasto ferito in forma lieve nei tafferugli seguiti alle cariche della polizia. "Vogliamo le dimissioni immediate di Sheikh Hasina. Il governo è responsabile delle uccisioni". "Si tratta dell'esplosione di un malcontento della popolazione giovane che sobbolle da anni per una sottrazione continua di diritti economici e politici", secondo Ali Riaz, professore dell'Illinois State University. "Le quote lavorative sono diventate il simbolo di un sistema marcio e rivolto contro di loro", aggiunge l'esperto, interpellato dall'Afp.