Il presidente contestato in un Paese ormai fuori controllo: ‘Scoppierà una guerra fratricida causata dai fascisti’. Al voto fra dieci giorni
"Se non volete che il 28 luglio il Venezuela cada in un bagno di sangue, garantiamo la più grande vittoria nella storia elettorale del nostro popolo". Il presidente Nicolas Maduro, candidato del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) per il terzo mandato, nei comizi in vista del voto, evoca "una guerra civile fratricida, prodotto dei fascisti" se non sarà lui a trionfare. Affermazioni che descrivono il clima di tensione che permea il Paese in questo ultimo tratto di strada verso le urne. Un'atmosfera in cui l'opposizione guidata da María Corina Machado (la leader tagliata fuori dalla corsa elettorale dopo essere stata dichiarata ineleggibile dalla Giustizia venezuelana per i prossimi 15 anni) denuncia l'intensificarsi di "arresti arbitrari", sabotaggi e intimidazioni. Dichiarazioni che Maduro ha proferito tra canti e balli, cori da stadio e battute sull'amore, davanti a una folla di supporter osannanti del Pueblo de Parroquia de la Vega ("centro della resistenza di Caracas"), e rese disponibili a tutti nei post pubblicati sui profili social ufficiali del capo di Stato, in carica dal 2013 (dopo la morte di Hugo Chavez).
Il gallo Nico si fa chiamare Maduro, un ‘gallo pinto’, coraggioso, robusto, e pronto al combattimento come la canzone che gli fa da colonna sonora sul palco, dove veste giacche dai colori sgargianti e danza sulle note di salsa e regaetton con la moglie Cilia Flores, come uno showman. "Io sono uno di voi", dice. "Qui alla Vega giocavo a calcio quando avevo 12 anni", ricorda. "Qui mi sento come un pesce nell'acqua", insiste indicando il suo inizio come "autista di metro-bus", prima di ricordare tutte le malefatte degli avversari "fascisti", accusati di atrocità, come la ‘guarimba’ (gli atti di terrorismo), e tradimenti (vendere il Paese a chi ha imposto l'embargo, come gli Stati Uniti). "Loro", questi "demoni", avverte il candidato del Psuv riferendosi all'opposizione, hanno candidato un "pataruco" (così definisce l'ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia, designato dalla Piattaforma unitaria democratica, senza citarlo per nome) un gallo debole e "manipolabile", uno "sconosciuto".
Keystone
Pupazzo elettorale
"Volete che in Venezuela arrivi l'odio, l'intolleranza, il fascismo al potere? Dicono che vinceranno e che verranno tra la gente a farla pagare. Verranno per te, e per te", grida dal palco additando a casaccio tra la folla. "Volete che arrivi l'ultradestra razzista e faccia scoppiare una guerra civile?", urla dal palco in un crescendo di circa un'ora. Fino a quando sul finale del suo intervento Maduro avverte: "Il destino del Venezuela nel Ventunesimo secolo dipende dalla nostra vittoria. Se non volete che il 28 luglio il Venezuela cada in un bagno di sangue, in una guerra civile fratricida, prodotto dei fascisti, garantiamo il più grande successo, la più grande vittoria nella storia elettorale del nostro popolo". Poi il presidente, chiede di andare tutti a votare fin dalla mattina presto. Perché, spiega, "più forte sarà la vittoria, più garanzie di pace avremo".