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Biden in caduta libera, due dem su tre per il ritiro

Presidenziali Usa: sondaggi horror negli Stati chiave. Non se la passa meglio la vicepresidente Kamala Harris

(Keystone)
17 luglio 2024
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Il tour de force elettorale, le interviste, la conferenza stampa, le rassicurazioni ai sostenitori e alle nazioni, la corsetta sul palco prima di un comizio. Nulla è servito a Joe Biden per convincere i democratici di essere ancora il cavallo vincente su cui puntare e per ribaltare il risultato dei sondaggi che lo continuano a dare indietro a Donald Trump, anche in tutti gli Stati in bilico dove prima dell’attacco in Pennsylvania i margini erano ridotti. Nonostante le prove di forza e l’iperattività del commander-in-chief, che dopo l’attentato al suo rivale repubblicano ha provato pure a giocare la carta della tregua, i numeri restano impietosi. Secondo l’ultimo sondaggio condotto dall’Associated Press con il Center for Public Affairs Research, i due terzi dei democratici ritengono che il presidente debba ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca e consentire al partito di nominare un altro candidato e solamente tre su dieci credono che abbia le capacità mentali per governare.

Unica nota positiva: più onesto di Trump

Non se la passa meglio la vice presidente Kamala Harris, la sostituta naturale se mai Biden decidesse di farsi da parte, con il 48% degli americani che ha un’opinione negativa su di lei. Unica nota positiva per il commander-in-chief è che il 40% degli intervistati ritiene che sia più onesto di Trump, una magra consolazione se si considera che il tycoon ha all’attivo due condanne e due processi.

Se questo non fosse abbastanza, in tutti i principali Stati in bilico al momento Trump è in vantaggio, secondo l’ultimo sondaggio del York Times. Si tratta in particolare di Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin. Il margine più stretto è in Michigan, dove il tycoon ha il 42% delle preferenze contro il 40% del presidente, e in Pennsylvania (43% contro 40%), ma le chance di Biden di recuperare, soprattutto nello Stato dei Grandi Laghi dove la maggioranza di islamici-americani lo ha scaricato per la gestione della guerra a Gaza, sembrano minime. Eppure, nonostante le prospettive nere, il presidente continua ad insistere che non è “troppo tardi” per risalire la china.

Procedono i piani per nomina anticipata

Nel Partito democratico la tensione non potrebbe essere più alta. Nonostante l’opposizione di alcuni deputati a Capitol Hill, il Comitato nazionale sta procedendo con i suoi piani per nominare ufficialmente il presidente candidato al voto di novembre nelle prossime settimane, prima della convention di Chicago che inizia il 19 agosto.