Il governo resta per gli affari correnti almeno fin dopo le Olimpiadi. A sinistra è paralisi: muro contro muro per la scelta del nuovo premier
Primo Consiglio dei ministri della nuova legislatura, ultimo per il governo Attal ancora in carica: questo lo scenario scaturito dall’esito delle legislative del 7 luglio scorso. Il presidente Emmanuel Macron ha accettato le dimissioni del premier – sempre freddi i rapporti fra i due anche se Gabriel Attal gli ha espresso “gratitudine” – e ha lasciato in carica il governo solo “per gli affari correnti”, facendo intendere che la situazione dovrebbe ragionevolmente protrarsi alcune settimane, fino alla fine delle Olimpiadi di Parigi 2024 almeno. Lasciando così alle forze politiche – oggi più lontane che mai – il tempo di trovare un’intesa.
Nella gauche la situazione è diventata esplosiva per la ricerca del nuovo candidato a premier. Nove giorni dopo la vittoria elettorale alle legislative – che ha regalato la maggioranza relativa al Nuovo Fronte Popolare – i due poli dell’alleanza, a sinistra Lfi, La France Insoumise, al centro il Partito socialista, sono ormai a un muro contro muro.
Non trattano più, non ci sono attività negoziali in corso, le ultime proposte sono state trattate come carta straccia dalle controparti: Huguette Bello, deputata de La Réunion proposta dai comunisti e approvata da Verdi e Insoumis, è stata scartata dai socialisti; Laurence Tubiana, economista e climatologa, proposta dal Partito socialista, è stata definita “non seria” da Lfi in quanto “Macron compatibile”.
Le reazioni sono state di rottura: “Olivier Faure (il segretario socialista, ndr) si oppone in modo totale a qualunque proposta non venga dal suo partito”, hanno tuonato i mélenchoniani; “Con tre formazioni su quattro favorevoli, non vedo come Lfi possa pretendere di imporsi, noi costituiamo la maggioranza”, ha replicato Faure dopo la bocciatura dell’ipotesi Tubiana. Mentre Fabien Roussel, leader dei comunisti, ha maliziosamente suggerito che “Lfi preferisce stare all’opposizione”.
Quanto al periodo di gestione degli affari correnti da parte del governo, Macron ha puntualizzato che “affinché questo lasso di tempo si abbrevi il più possibile, spetta alle forze repubblicane lavorare insieme per costruire un’unione”.
Macron ha congedato il ministri, li ha ringraziati, Attal ha risposto esprimendo “riconoscenza” per i membri del governo e per il capo dello Stato, oltre alla sua “passione per la Francia” e al suo senso del “dovere”.
Ultimo appuntamento senza grandi sorprese, senza saluti commossi ma con toni moderati. Quelli che serviranno per una prima prova d’intesa giovedì, quando i deputati riuniti dovranno, per prima cosa, eleggere il loro presidente all’Assemblea nazionale, una carica strategica. La strada sembra molto meno in salita rispetto a quella che dovrebbe portare all’intesa su un primo ministro. La sinistra ha fatto sapere, per una volta, di essere vicina a un accordo, dal momento che Lfi non impone per forza un suo nome.
Fra macroniani e repubblicani si cerca un accordo sugli incarichi più importanti da assegnare, oltre a quello di presidente. Qualcuno vorrebbe riproporre una sorta di Fronte Repubblicano anche nelle nomine parlamentari, per escludere il partito della Le Pen.