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Cecchino spara a Trump (video), l’Fbi: ‘Tentativo di omicidio’

Vittima di un attentato l'ex presidente americano. Lo sparatore è stato ucciso, morto uno spettatore, due feriti gravi

In sintesi:
  • Era in corso un comizio in Pennsylvania ed è stato ferito a un orecchio
  • L'attentatore avrebbe utilizzato un fucile semiautomatico, colpendo da un tetto
I concitati momenti della sparatoria
14 luglio 2024
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L'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato vittima di un attentato durante un comizio in Pennsylvania ed è rimasto ferito a un orecchio. L'attentatore è stato ucciso. Morto uno spettatore, feriti gravemente altri due.

Un 20enne del posto in tuta mimetica ha sparato diversi colpi con un fucile semiautomatico da un tetto a 150 metri dal palco dell'ex presidente Usa, ferendolo a un orecchio. È stato abbattuto da un cecchino dei servizi segreti Usa.

L'Fbi ha riferito in una conferenza stampa di aver "identificato provvisoriamente" chi ha sparato sul comizio di Donald Trump, ma non ne ha diffuso l'identità. Secondo il New York Post, sarebbe stato identificato come Thomas Matthew Crooks.

Le forze dell'ordine hanno recuperato l'arma usata nella sparatoria: si tratta di un fucile in stile ‘Ar-15’, uno di quelli più usati nelle sparatorie di massa, riferiscono i media Usa.

"Incredibile che un atto del genere avvenga" nel nostro Paese, ha commentato il tycoon affermando di voler comunque partecipare alla prossima convention repubblicana.

I leader mondiali hanno condannato con fermezza l'attentato. Joe Biden è rientrato subito alla Casa Bianca e ha parlato con il tycoon. "Sono grato che sia salvo. Non c'è posto per la violenza in America", ha detto il presidente.

"Questa sera abbiamo avuto quello che chiamiamo un tentativo di omicidio contro il nostro ex presidente Donald Trump": lo ha detto Kevin Rojek, l'agente speciale responsabile dell'ufficio locale dell'Fbi a Pittsburgh, parlando in una conferenza stampa.

"È ancora una scena del crimine attiva", ha aggiunto spiegando che gli investigatori non hanno ancora concluso gli accertamenti nella zona della sparatoria.

Gli investigatori non hanno ancora identificato il motivo della sparatoria sul comizio di Donal Trump. "Per ora abbiamo uno sparatore. Le indagini continueranno finché non avremo una risposta definitiva": così uno degli investigatori ha risposto in conferenza stampa a una domanda se a sparare al comizio di Donald Trump ci fosse anche una seconda persona.

Testimoni avrebbero cercato "disperatamente" di avvertire la polizia della presenza di un cecchino armato di fucile sul tetto istanti prima dell'attacco a Donald Trump, riferisce la Bbc.

"Si vedeva chiaramente con un fucile in mano", ha detto un testimone sostenendo di aver avvertito la polizia che, secondo il suo racconto, "non aveva idea di cosa stesse succedendo".

I precedenti illustri

La violenza politica negli Usa ha colpito varie volte l'inquilino della Casa Bianca prima di Donald Trump. Quattro dei 46 presidenti americani sono stati assassinati: il primo fu Abramo Lincoln nel 1865, poi toccò a James Garfield nel 1881, seguito da William McKinley nel 1901. Ma quello che ha scosso di più l'America è stata sicuramente l'uccisione di John Kennedy il 22 novembre del 1963, mentre attraversava con il corteo presidenziale Dealey Plaza a Dallas, in Texas.

Un delitto che spense le speranze di un mondo diverso diventando un "mistero infinito", l'assassinio più indagato del secolo, ancora avvolto da numerose teorie complottistiche in contrasto con la conclusione ufficiale che a uccidere il 35esimo presidente degli Stati Uniti fu solo Lee Harvey Oswald. Neppure la recente desecretazione di quasi tutti gli atti ha dissolto completamente i dubbi.

Cinque anni dopo, il 5 giugno del 1968, toccò anche al fratello Robert Francis Kennedy nel bel mezzo di una trionfale campagna presidenziale. Fu eliminato dopo un comizio nella ballroom dell'Ambassador Hotel di Los Angeles. L'allora senatore passò per la cucina, indicatagli come scorciatoia per la sala stampa, e fu colpito tre volte da Sirhan Sirhan, un 24enne palestinese che sparò con una revolver calibro 22. Altre cinque persone rimasero ferite.

Il 30 marzo 1981, a poco più di due mesi dall'inizio del suo mandato presidenziale, fu la volta di Ronald Reagan: stava lasciando l'Hilton Hotel di Washington, dove aveva parlato a 5'000 membri del sindacato Afl-Cio, quando uno squilibrato, John Hinckley Jr, fece fuoco contro il neo presidente perforandogli con un proiettile il polmone sinistro.

Reagan rimase ferito quando uno dei proiettili rimbalzò sulla limousine, colpendolo sotto l'ascella. Anche l'addetto stampa James Brady, l'agente del Secret Service Timothy McCarthy e il poliziotto Thomas Delahanty furono colpiti durante l'attentato. Le ferite di Reagan non furono notate finché non iniziò a tossire sangue. Fu poi portato al George Washington University Hospital e sottoposto ad intervento chirurgico. Secondo i medici rischiò di morire durante l'operazione. Prima di finire sotto i ferri, Reagan trovò la forza di scherzare con l'equipe medica: "Spero che siate tutti repubblicani". Fu dimesso una decina di giorni dopo.

Hinckley Jr. fu accusato di tentato omicidio ma giudicato non colpevole per incapacità di intendere e di volere. È uscito due anni fa dal manicomio criminale di St. Elizabeth a Washington. All'epoca disse che voleva uccidere Reagan per far colpo sull'attrice Jodie Foster, di cui si era infatuato dopo averla vista in "Taxi Driver".

Altri presidenti americani sono sfuggiti per un pelo a tentativi di assassinio: Franklin Delano Roosevelt, Harry Truman, Theodore Roosevelt e Gerald Ford.

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