La Corte Suprema riconosce all’ex presidente degli Stati Uniti un’immunità parziale. Il processo per l’assalto al Capitol verrà ritardato
La Corte Suprema a maggioranza conservatrice degli Stati Uniti ha rinviato lunedì ai tribunali di grado inferiore la questione dell’immunità penale di Donald Trump in quanto ex presidente. Questo ritarderà ulteriormente il suo processo a Washington. È la prima volta dalla fondazione della nazione nel XVIII secolo che la Corte Suprema dichiara che gli ex presidenti possono essere protetti da accuse penali in alcuni casi.
Con il voto favorevole dei sei giudici conservatori e quello contrario dei tre progressisti, la Corte ha stabilito che “il presidente non gode di alcuna immunità per i suoi atti non ufficiali”, ma che “ha diritto almeno a una presunzione di immunità per i suoi atti ufficiali”. Il processo nei confronti di Trump per l’assalto al Capitol potrà dunque proseguire, ma risulterà ulteriormente rallentato. Si dovrà infatti distinguere tra atti ufficiali e atti privati.
Questa decisione è «una grande vittoria per la nostra democrazia e la nostra Costituzione», ha dichiarato l’ex presidente, in piena campagna elettorale per tornare alla Casa Bianca. “Pensa di essere al di sopra della legge”, ha replicato il team di Joe Biden, sostenendo che la decisione “non cambia nulla ai fatti (...): Donald Trump è impazzito dopo aver perso le elezioni del 2020 e ha incoraggiato una folla a rovesciare i risultati di un’elezione libera e corretta”, secondo un consigliere del presidente.
Decidendo il 28 febbraio di trattare il caso, poi fissando il procedimento quasi tre mesi più tardi, la Corte Suprema aveva già notevolmente posticipato il processo federale contro l’ex presidente repubblicano per aver tentato di ribaltare illegalmente i risultati delle elezioni del 2020 vinte da Joe Biden.
L’intera procedura in vista del processo, inizialmente previsto per il 4 marzo e rinviato a tempo indeterminato, era già stata sospesa da quattro mesi.
Durante i dibattiti, mentre i giudici in generale si erano mostrati scettici riguardo all’immunità assoluta rivendicata da Trump, diversi di loro – soprattutto tra i conservatori – avevano insistito sulle ripercussioni a lungo termine della loro decisione.
«Stiamo scrivendo una regola per i posteri», ha osservato Neil Gorsuch, riferendosi alla natura inedita della questione. «Questo caso ha enormi implicazioni per il futuro della presidenza e del Paese», ha aggiunto il suo collega Brett Kavanaugh.
Bersagliato da quattro distinti procedimenti penali, Donald Trump sta facendo ogni sforzo per presentarsi al processo il più tardi possibile, in ogni caso dopo le elezioni presidenziali in programma il 5 novembre 2024.
Il 30 maggio è stato dichiarato colpevole da un tribunale di New York di “falsificazione contabile aggravata per nascondere una cospirazione volta a pervertire le elezioni del 2016”. La pena verrà resa nota l’11 luglio. Ma questa prima condanna penale, senza precedenti per un ex presidente degli Stati Uniti, nel meno ‘politico’ dei quattro procedimenti (quello per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels), rischia di essere anche l’unica prima del voto.
A forza di Appelli, gli avvocati di Trump sono riusciti a rinviare a data da destinarsi gli altri processi, a livello federale per occultamento di documenti riservati dopo la sua partenza dalla Casa Bianca e nei tribunali dello Stato chiave della Georgia per interferenze elettorali nel 2020.
Se eletto di nuovo, Donald Trump potrebbe, una volta prestato giuramento nel gennaio 2025, ordinare lo stop dei procedimenti federali a suo carico.