Dopo la vittoria risicata alle elezioni, il premier ha trovato un accordo per arrivare a una maggioranza. Ma la delusione per il risultato resta
Il partito nazionalista indù del primo ministro indiano Narendra Modi ha trovato un'intesa con i suoi alleati per formare una coalizione di governo, dopo aver perso la maggioranza assoluta alle elezioni legislative. "Abbiamo tutti scelto all'unanimità come leader l'autorevole il capo dell'Alleanza Nazionale Democratica (Nda), Narendra Modi", si legge nel comunicato stampa sottoscritto da questi piccoli partiti che ha sancito l'accordo politico. Un passaggio che permette al premier uscente Narenda Modi di non avere dubbi sul fatto che rimarrà in sella: "Giureremo sabato 8 giugno, con tutti i ministri del consiglio", ha annunciato. E ha aggiunto: "Il prossimo governo segnerà una tappa fondamentale nello sviluppo del Paese".
A questo punto Modi è pronto a dar vita al suo terzo mandato consecutivo, evento che nella storia dell'India non si è mai verificato dai tempi di Jawaharlal Nehru, il primo premier, e un governo disegnato a tempi lampo. "Giureremo", ha spiegato, "nello stesso luogo dove oggi ci siamo formalmente dimessi, Rashtrapati Bhavan, la residenza presidenziale, nelle mani della Presidente Droupadi Murmu".
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Premier versione cartonato
Il Bjp ha messo rapidamente nel cassetto l'ipotesi dell'evento già preannunciato nei giorni scorsi, quando gli exit poll prevedevano, erroneamente, una maggioranza schiacciante: una grande festa di popolo, che si sarebbe dovuta svolgere nei giardini al centro della capitale, attorno all'iconico India Gate. Cancellata la grande festa, per la vittoria solo a metà, e per la necessità di coinvolgere alleati di peso per maggioranza in Parlamento, Modi non si negherà, in ogni caso, una celebrazione in grande stile. Anche se, d'ora in avanti, l'esistenza politica sua e del suo governo sarà tutta in salita. Chandrababu Naidu e Nitisk Kumar, i due personaggi chiave che gli hanno consentito di formare il governo, sono infatti entrambi leader di partiti locali molto forti, oltre che politici navigati, di lunga esperienza, non nuovi a ripetuti cambiamenti di fronte.
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Donne subito dopo il voto a Varanasi
Naidu, 74 anni, che guida il Telugu Desam Party, Tdp, all'inizio degli anni Duemila, fu il politico indiano più coccolato dall'occidente. Amico di Clinton e definito dal settimanale Time uno dei più influenti dello scenario globale: porterà in dote a Modi i 16 seggi sui 25 ottenuti nel suo stato, l'Andhra Pradesh, e farà pesare la valanga di voti, 164 su 175 guadagnati nella competizione per il rinnovo dell'assemblea dello stato. Nitish Kumar, 73 anni, leader storico del Bihar, noto per i frequenti spostamenti di campo, ha già chiesto, quattro ministri in campio dell'appoggio dei suoi 12 parlamentari. Narendra Modi dovrà ora cucire un non facile equilibrio con questi alleati, politici di lungo corso, fortemente radicati nei loro territori, e, soprattutto, molto più laici di lui, poco sensibili ai toni estremisti induisti tipici del Bjp. D'ora, Modi dovrà usare il suo tocco magico per tenere insieme una coalizione assai meno docile di prima, in una strada che si preannuncia tutta in salita.