Nel Paese già varata norma simile, sebbene al ribasso e in chiave anti-Bruxelles
La legge sulle influenze straniera, potenziale pietra tombale dell'aspirazioni della Georgia a entrare nell'Ue, servirebbe in tutta Europa. L'Ungheria non si smentisce neanche sul dossier del contestatissimo testo approvato a Tbilisi e, ancora una volta, viaggia in direzione ostinata e contraria a quella di Bruxelles.
A parlare della cosiddetta ‘legge russa’ che ha spaccato il Paese caucasico è stato Balasz Orban, direttore politico del premier ungherese Viktor Orban. "Proteggere la propria sovranità da interferenze straniere indesiderate non è una minaccia, ma un prerequisito per la democrazia", ha sottolineato il braccio destro del capo del governo di Budapest.
Lo scorso dicembre, del resto, l'Ungheria si è dotata di una legge molto simile a quella pensata in Georgia nella quale si disciplina di qualificare come ‘agenti stranieri’ i media indipendenti che ricevono finanziamenti esteri, anche dall'Ue. La Commissione Ue, due mesi dopo, ha aperto una procedura d'infrazione contro Budapest per questa norma che sulle rive del Danubio denominano "legge a tutela della sovranità".
La possibilità che la misura diventi europea è chiaramente pari a zero. Quella dell'Ungheria non è stata altra che l'ennesima provocazione, oltre che una nuova strizzata d'occhio a Mosca, raccolta con la consueta freddezza a Palazzo Berlaymont.
Keystone
Viktor Orban con una bandiera ungherese
Una provocazione, ma anche l'ennesima avvisaglia dei rischi connessi alla presidenza di turno ungherese. Il mandato di Budapest avrà inizio il primo luglio, una manciata di ore dopo il Consiglio europeo chiamato a risolvere il sudoku dei top jobs Ue. A Bruxelles, guardando alla presidenza ungherese, sono convinti innanzitutto di un dato: non sarebbe potuta capitare in momento migliore, ovvero nei mesi in cui dovrà formarsi la nuova Commissione. Mesi di certo non produttivi, in tema di norme o misure comunitarie.
Eppure l'Ungheria, con il passare dei giorni, allarga le sue distanze da Bruxelles, cogliendo ogni occasione per chiedere la fine degli aiuti a Kiev o facendo da cavallo di Troia commerciale alla Cina.