Estero

Incursione in territorio russo, ma non si sa chi è stato

Il blitz a Belgorod. Mosca si scaglia contro i ‘sabotatori” ucraini, Kiev: ‘Non siamo noi ma i miliziani anti-Putin’..

Bakhmut rasa al suolo
(Keystone)
22 maggio 2023
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Mosca – Dopo un anno e tre mesi dall'inizio del conflitto in Ucraina, le ostilità investono il territorio russo. Non più solo bombardamenti con mortai o droni, ma truppe di terra che oltrepassano il confine. È avvenuto nella regione di Belgorod, dove "un gruppo di sabotatori e ricognitori delle forze armate ucraine" ha varcato la frontiera, secondo le fonti russe. Kiev, invece, afferma di non avere niente a che fare con l'operazione, che sarebbe condotta esclusivamente da miliziani russi anti-Putin.

L'incursione, che prosegue, è stata rivendicata da due organizzazioni armate di russi più o meno inquadrati nelle file dell'esercito ucraino e delle quali non si sa molto: la Legione Libertà per la Russia e il gruppo di estrema destra Corpo dei Volontari russi. Sembra che l'estate scorsa le due milizie abbiano stretto un patto con un terzo gruppo armato, l'Esercito repubblicano nazionale, e che abbiano chiesto di rappresentarli presso gli Stati stranieri all'ex deputato russo Ilya Ponomarev, emigrato a Kiev fin dal 2019 e diventato cittadino ucraino.

Nessuna conferma ufficiale

Quest'ultimo, tuttavia, non ha mai ammesso apertamente di essere coinvolto in questa attività se si esclude la lettura, nell'agosto dello scorso anno, di un comunicato in cui l'Esercito repubblicano nazionale rivendicava l'uccisione in un attentato alle porte di Mosca di Darya Dugina, figlia del filosofo nazionalista Alexander Dugin. Il Corpo dei Volontari russi, invece, aveva rivendicato anche un'incursione nella provincia russa di Bryansk all'inizio di marzo.

Il governatore della regione di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, ha detto che l'incursione è stata accompagnata dal bombardamento di diversi villaggi, che hanno provocato almeno otto feriti, il danneggiamento di edifici residenziali e l'incendio di una scuola materna. Video apparsi su diversi canali Telegram, russi e ucraini, mostrano combattimenti con l'impiego anche di carri armati e un elicottero. Fonti citate dai canali Telegram Baza e Shot parlano di 39 uccisi tra le file degli incursori, mentre diversi altri sarebbero stati fatti prigionieri. Notizie che non hanno riscontro ufficiale.

In serata, invece, il governatore ha detto che la maggior parte dei residenti dei villaggi di confine ha lasciato le case e ha annunciato l'introduzione nella regione di un regime speciale antiterrorismo, che comporta "restrizioni temporanee". Il Corpo dei Volontari e la Legione Libertà per la Russia hanno diffuso messaggi in cui chiedono ai residenti vicino ai confini con l'Ucraina di "non opporre resistenza e non avere paura" e affermano che "la libertà è vicina".

Bakhmut, distrutta, nelle mani della Wagner

Ma per le autorità russe l'operazione è stata sferrata dalle forze di Kiev. E con uno scopo preciso, accusa il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov: quello di "distogliere l'attenzione" dalla sconfitta subita a Bakhmut. Il portavoce ha aggiunto che la situazione sul terreno è seguita costantemente dal presidente Vladimir Putin, che mercoledì ha tra l'altro in programma un nuovo colloquio a Mosca con il suo omologo bielorusso Alexander Lukashenko.

A Bakhmut, intanto, di cui i russi della Wagner hanno rivendicato la conquista fin da sabato, sono cominciate le attività di sminamento, ha detto il leader dell'autoproclamata repubblica di Donetsk, Denis Pushilin. Gli ucraini continuano a negare la caduta di questa città del Donbass, affermando che un lembo nei quartieri sud-occidentali, il distretto di Litak, rimane nelle loro mani. Ma anche l'Institute for the Study of War ammette che ormai Bakhmut è nelle mani dei miliziani della Wagner.

Semmai per i russi il problema è un altro: se resisteranno cioè agli attacchi ucraini che continuano intorno alla città e se riusciranno quindi ad evitare di rimanere accerchiati. Un pericolo spesso denunciato dal capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, che oggi ha annunciato che i suoi uomini si ritireranno dalla città a partire dal 25 maggio lasciandone il controllo - e tutti i problemi conseguenti - all'esercito regolare. "Se non ci sono abbastanza unità del ministero della Difesa, ci sono migliaia di generali per farlo, bisogna addestrare un reggimento di generali, dare loro tutti i fucili e tutto andrà bene", ha detto con i soliti toni polemici Prigozhin.

Il capo della Wagner, tra l'altro, aveva predetto oltre dieci giorni fa un attacco ucraino nelle regioni russe di Belgorod e Bryansk, ma come diversivo, per poi scatenare la vera controffensiva nella regione ucraina di Zaporizhzhia verso il Mar d'Azov.

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