Estero

Possibili ‘oltre 800mila rifugiati’ dal Sudan

L’Onu lancia l’allarme. Altre 330mila persone sfollate allinterno del Paese. Concordata un’altra tregua, dovrebbe durare sette giorni.

Rifugiati sudanesi arrivano in Ciad
(Keystone)

Roma – I numeri della crisi che sta attraversando il Sudan spaventano il mondo e spingono l'Onu a lanciare l'allarme. L'instabilità, dovuta alla guerra tra l'esercito regolare guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhane e le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) del generale Mohamed Hamdane Daglo, rischia di spingere fuori dal Paese "più di 800.000 persone" secondo quanto riferito dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). La maggior parte di loro dovrebbe spostarsi verso i confinanti Ciad, Egitto e Sud Sudan, rischiando di ingolfare una situazione che è già a rischio collasso: più di 100.000 avrebbero già attraversato i confini.

Le forze in campo hanno concordato l'ennesima tregua che, in linea di principio, dovrebbe durare 7 giorni a partire dal 4 maggio, ma molti Paesi hanno già provveduto a rimpatriare i propri connazionali. Nelle scorse ore è stata la volta delle forze speciali russe, che hanno evacuato dal Paese circa 200 persone, tra le quali ci sarebbero anche cittadini dell'Ucraina e della Moldavia stando a quanto riportato dal ministero degli Esteri di Mosca.

Altri 330mila sfollati interni

Ma il problema non riguarda solo chi se ne va. Tra coloro che sono costretti a restare in Sudan, secondo l'Onu sono già oltre 330.000 gli sfollati interni dovuti alla guerra, che si aggiungerebbero ai più di 3 milioni già presenti, principalmente nella regione del Darfur. Inoltre, il programma di aiuti destinati al Paese per quest'anno è attualmente finanziato solo per il 14%.

Per affrontare la crisi, alle agenzie umanitarie mancano 1,5 miliardi di dollari: "L'appello congiunto di 1,75 miliardi di dollari per il Sudan nel 2024 è finanziato solo al 14%. In altre parole abbiamo un deficit di finanziamento di 1,5 miliardi di dollari", ha dichiarato Jens Laerke, portavoce dell'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite.

Paese di partenze e di arrivi

Non è la prima, forte ondata migratoria per il Sudan, storicamente Paese di partenze, ma anche di arrivi. Quattrocentomila sudanesi si trovano già nella parte orientale del Ciad. Molti sono arrivati nel Paese a seguito delle crisi dei primi anni Novanta e, più recentemente, per la guerra che dal 2003 al 2019 ha interessato l'area del Darfur (nel Sudan occidentale) e che adesso potrebbe riaccendersi proprio a causa dei sussulti a Khartoum.

Nelle prime settimane di conflitto, l'Unhcr stima che dal Sudan si siano spostate in Ciad tra le 10 e le 20 mila persone. In Libia c'erano già 21.684 sudanesi, il 47,2% del totale dei rifugiati registrati e richiedenti asilo del Paese, secondo i dati dell'Unhcr. Al 31 gennaio 2023, la popolazione di rifugiati sudanesi in Egitto era di 58.995. In totale, nel 2016, circa 4,5 milioni di sudanesi vivevano all'estero. Il 51% di loro viveva nei Paesi africani limitrofi, mentre il restante 49% risiedeva in Paesi come gli Stati del Golfo, l'Europa e il Nord America.

Ma, come si vede dai numeri diffusi dall'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, il Sudan è anche un Paese d'arrivo. I suoi confini ospitano 1,1 milioni di persone, una delle più grandi popolazioni di rifugiati in Africa. Il numero più alto proviene dal Sud Sudan, da dove sono arrivati circa 800.000 rifugiati (oltre il 70% del totale di quelli ospitati), mentre 126.000 provengono dall'Eritrea (11%). Dallo scoppio della violenza nella regione del Tigray in Etiopia nel novembre 2020, il Sudan ha accolto anche 58.000 etiopi. I rifugiati sono principalmente ospitati in due campi, Um Rakuba e Tunaydbah, nel Sudan orientale.

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