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Calenda chiude a Renzi, salta il partito unico

Il terzo polo non decolla tra accuse incrociate e frecciatine. Il leader di Azione: ‘La partita è finita’

Renzi e Calenda, coppia scoppiata (Keystone)
13 aprile 2023
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Dovevano essere i tempi supplementari per evitare la disfatta in extremis. Sono stati usati tutti per una rissa senza esclusione di colpi. "La partita è finita", ha chiuso Carlo Calenda. Azione e Italia Viva abbandonano il campo del partito unico con amarezza e più di qualche ferita. Per Italia Viva a chiudere i giochi sarebbe stata la "scelta unilaterale" dell'ex ministro: "un clamoroso autogol". Eppure, nelle "poche ore di recupero" concesse da Calenda a Renzi, c'era ancora qualcuno che sperava di chiudere in pareggio. Invece la zuffa è andata avanti a colpi di tweet e dichiarazioni.Ora, negli spogliatoi, entrambe le squadre provano a salvare la tenuta dei gruppi parlamentari.

Il dilemma gruppi

Più che una partita, un campionato che riguarda l'intera legislatura. E c‘è già chi comincia a parlare di un lavorio in corso per formare gruppi autonomi. Nella galassia dei partiti centristi, intanto, proseguono i tentativi di costruire una nuova casa dei moderati. "Purché sia nel recinto del centrodestra", fanno notare in molti dalle parti di Forza Italia e Noi Moderati. Che, nel frattempo, guardano "con divertimento" alla "scazzottata" tra Renzi e Calenda.

Il presidente di Italia Viva e il segretario di Azione, un'occasione per parlarsi ce l'hanno avuta oggi ai banchi del Senato. Seduti quasi accanto, non si sono rivolti parola. Poi, lasciando Palazzo Madama, il verbo "fine" pronunciato da Calenda: "il partito non lo riusciremo a fare, perché Renzi vuole tenersi i soldi e Italia Viva". Un "naufragio", secondo il leader, aggravato dal "brutto spettacolo" degli attacchi personali.

Renzi, che aveva già confermato la volontà di proseguire con la Leopolda del 2024, non risponde. Riunisce i suoi al Senato e dirama una nota: "rispettiamo le decisioni di Azione, ma gli argomenti utilizzati appaiono alibi".

Dalle parti di Azione, il motivo politico dello strappo sembra chiaro. "Hai provato a darci una fregatura", sintetizza Calenda rivolgendosi a Renzi. Il timore, spiegato da alcuni, era che all'indomani di un eventuale tonfo del partito unico alle europee, l'ex premier avrebbe messo in discussione la leadership di Calenda. Da qui l'intenzione di accelerare.

Falchi e colombe

C’è chi parla di una parte consistente del partito che ha spinto verso la rottura, mentre ci sarebbe un gruppo di "colombe" al lavoro fino all'ultimo per ricomporre. Tra questi, qualcuno dice: "rompere in modo così traumatico accresce la percezione di inaffidabilità di entrambi i partiti". Guardando al futuro, il deputato di Azione Matteo Richetti non esclude che Renzi aspiri a "raccogliere il testimone di quello che ha rappresentato Berlusconi". Sospetto che trova conferma in qualche segmento di Forza Italia, che, ad esempio, guarda con "molta curiosità" al tandem Renzi-Ruggieri. Coinvolgere un forzista "di spessore" alla guida del Riformista è visto "da tanti come un progetto di notevole interesse politico".

Renzi per il dopo Berlusconi?

Renzi erede del Cavaliere? "Di certo ora si è sganciato dalla sinistra, ma bisognerebbe chiamare Arcore per la conferma", si scherza in Transatlantico. In Noi Moderati è forte la necessità di lavorare a un pilastro moderato, purché sia nel "perimetro" del centrodestra. E Renzi, si fa notare, "avrebbe qualche problema a trascinare personalità come Giachetti o Bellanova". La pancia di Forza Italia, intanto, propone una lettura diversa: "è dal '94 che ci definiscono partito di plastica, ma noi stiamo ancora qua. Lo stesso non si può dire del Terzo Polo". Ma il Terzo Polo, prima di muoversi al centro, dovrà risolvere la questione dei gruppi al Senato e alla Camera.

Nei corridoi di Palazzo Madama circola voce che due o tre senatori di FI siano già disposti a rafforzare il gruppo dei renziani. Sarebbero sufficienti a sfondare la soglia dei 6 componenti per un nuovo gruppo. Situazione più complessa alla Camera, dove Azione conta 12 deputati, contro i 9 di Iv. Ma entrambi dovrebbero chiedere la deroga all'Ufficio di Presidenza. L'auspicio di entrambi i partiti, però, è quello di continuare a "lavorare insieme".

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