Resta il rebus governo, la cui formazione si complica. Vittoria dei conservatori anche in Bulgaria
Più dello storico ingresso nella Nato hanno pesato economia, debito e tasse. Ed è contando su queste tre punte che Petteri Orpo è riuscito a battere Sanna Marin. La Finlandia, così, ha salutato una delle leader europee più iconiche degli ultimi anni e ha virato a destra. Hanno vinto i conservatori e liberali di Kokoomus (Kok), che con il 20,8% e i 48 seggi su duecento totali avranno diritto al mandato esplorativo. Con un bivio cruciale all'orizzonte: formare un governo con i Finlandesi, il partito di estrema destra che ha superato la soglia del 20% o proprio con i socialdemocratici di Marin, terzi al 19,9%.
L'inerzia della campagna elettorale potrebbe gettare Orpo tra le braccia della destra. Il leader moderato, già ministro dell'Agricoltura, delle Finanze e dell'Interno, ha puntato molto sulla sua esperienza in politica economica presentando una ricetta ostinatamente contraria a quella di Marin, fatta di tagli al debito pubblico, meno welfare e meno tasse. Arrivare a un compromesso sull'economia con i socialdemocratici per un governo blu-rosso appare difficile.
Il premier in pectore, Petteri Orpo (Keystone)
Dall'altra parte, i Finlandesi della 45enne Riika Purra condividono con i moderati il ritorno alla frugalità ma non certo le aperture sui migranti, il temperato ambientalismo e il solido europeismo. I due europarlamentari agli ordini di Purra siedono, non a caso, tra i sovranisti di Id.
A complicare un'alleanza blu-nera c‘è poi il posizionamento delle formazione più piccole, il Centro, i Verdi e il Partito Popolare Svedese. I primi due hanno subito una debacle, il terzo ha tenuto ma tutti e tre sedevano al governo con Marin. Convincerli a un'alleanza con i sovranisti sarà complicato.
Ironia della sorte, Marin ha perso le elezioni proprio a 48 ore dal compimento di una delle sue missioni più difficili: l'ingresso nella Nato, che sarà ufficializzato martedì. Per l'ormai ex premier si potrebbero aprire diverse strade fuori dalla Finlandia. I rumours brussellesi la danno come possibile Spitzenkandidaten socialista alle prossime Europee. E c’è chi non esclude che possa perfino succedere a Jens Stoltenberg, a ottobre, a capo dell'Alleanza Atlantica.
La sconfitta, Sanna Marin (Keystone)
La sua sconfitta è stata tuttavia un duro colpo. Anche perché nell'altra tornata elettorale che ha coinvolto un Paese membro, la Bulgaria, per il centrosinistra non è andata meglio. Hanno vinto i conservatori di Gerb, guidati dall'eterno Boyko Borisov, sopra di due punti rispetto alla coalizione centrista di Continuiamo il Cambiamento e chiamato ora alla difficile impresa di formare un governo di coalizione. Terzi, con il 14%, i nazionalisti filo-russi e euroscettici di Rinascita. Per i socialisti, fermi poco sotto il 9%, la debacle è stata storica.
Nelle stesse ore anche il vicino Montenegro ha visto franare i socialisti. Alle presidenziali, dopo 30 anni in buona parte passati al potere, Milo Dukanovic è stato sconfitto dal 37enne Jakov Milatovic, alla testa di un programma votato tutto all'Europa e alla lotta alla corruzione.
Al voto in Bulgaria (Keystone)
Chi in queste ore gongola è il leader del Ppe Manfred Weber. Le elezioni in Grecia, Polonia e Spagna, da qui a fine anno, diranno se le sue previsioni di risalita potranno realizzarsi. Le urne finlandesi hanno proposto uno schema di maggioranza che a Strasburgo non è più un tabù: quello dell'alleanza tra Popolari e destra. Certo, il partito di Purra, dopo una militanza tra i conservatori, ora siede nel gruppo Id, assieme alla Lega. E in quel gruppo militano formazioni come Afd, con cui il Ppe non potrà mai dialogare. Ma il boom delle destre galvanizza chi, a Strasburgo, cerca una maggioranza alternativa a quella Ursula. "La retorica progressista si è sciolta come neve", ha esultato la delegazione di Fdi al Pe. "Cade un'altra eroina della sinistra al caviale", ha incalzato la Lega.