francia

Macron tira dritto sulle pensioni

Il presidente parla 35 minuti in tv. I sindacati: ‘Da lui solo disprezzo’. E rilanciano su scioperi e cortei

Sciopero e discorsi presidenziali (Keystone)

Trentacinque minuti di Emmanuel Macron in tv dopo due mesi di silenzio hanno prodotto un risultato esplosivo: il presidente in pochi secondi ha sgomberato il campo da ogni minima possibilità riguardo l'unica parola che sindacati e opposizioni volevano sentirsi dire dopo due mesi di mobilitazione: "ritiro" della riforma delle pensioni che porta da 62 a 64 l'anzianità minima per lasciare il lavoro. Piccole concessioni qua e là non hanno inciso. Persino la premier, Elisabeth Borne, è stata confermata al suo posto nonostante sembrasse a molti ormai la vittima sacrificale ideale.

Le polemiche

Soltanto pochi minuti sono stati necessari ai leader delle opposizioni e dei sindacati per prendere la parola e stroncare quello che doveva essere un tentativo di "pacificazione" e di "ripresa del dialogo" da parte del presidente: il primo è stato Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise: "Sono stati i soliti tratti di disprezzo" di un Macron "che vive fuori da qualsiasi realtà". Per lui, "questa riforma serve soltanto a rubare due anni in più di vita libera, costringendo al lavoro o alla disoccupazione milioni di persone".

Per il segretario socialista Olivier Faure, "è allucinante, nega in modo assoluto l'evidenza". Per Marine Le Pen, Macron "insulta i francesi" ed è "un uomo sempre più solo". Anche i Républicains, con Aurélien Pradié, rimproverano al presidente la sua "incapacità di comprendere le fratture immense" della Francia.

Pioggia di commenti rabbiosi anche dai sindacati, alla vigilia di una nuova mobilitazione che rischia di essere durissima oltre che a rischio incidenti: "Un'intervista lunare - ha commentato il segretario della Cgt Philippe Martinez - tutto va bene, faccio tutto bene, non succede niente in piazza. È il disprezzo per milioni di persone che manifestano". Anche per il segretario della Cfdt, in linea di principio meno lontano dal governo, Laurent Berger, Macron "dice menzogne". Con riferimento al passo durante il quale il capo dell'Eliseo ha accusato il sindacato di non aver proposto "alcun compromesso" nonostante "175 ore di dibattito parlamentare sulla riforma".

Le prime parole

Il presidente ha esordito con le parole che – per molti – hanno reso inutile tutto il resto: "Questo testo proseguirà il suo cammino democratico per un'applicazione entro la fine dell'anno. Questo affinché le cose vadano a posto, e che 1,8 milioni di pensionati comincino a vedersi aumentare gli introiti di 600 euro all'anno e che si cominci a spostare in avanti di 3 mesi l'età legale per lasciare il lavoro". Ha aggiunto che ora "spetta al Consiglio costituzionale" pronunciarsi.


Manifestanti a Lione (Keystone)

Poi è passato alla situazione di grave caos ormai quotidiano nelle strade, dove alle manifestazioni ufficiali sindacali si succedono, da quasi una settimana, dimostrazioni improvvisate in cui vengono appiccati incendi fino a notte fonda. Interrogato in particolare sulla frase che avrebbe pronunciato ieri in Consiglio dei ministri, facendo la distinzione tra "folla" senza legittimità e "popolo" che "si esprime attraverso i rappresentanti eletti", Macron non ha esitato a scatenare ulteriori polemiche tirando in ballo "le invasioni del Campidoglio negli Stati Uniti", e "l'insurrezione in Brasile": "Bisogna stare all'ascolto, rispettare e cercare di andare avanti insieme", ma "non si possono accettare né i faziosi né le fazioni".

Censurate le violenze

Non saranno tollerate violenze, ha ripetuto il presidente francese a più riprese, ma in serata, nella zona di place Stalingrad, erano già centinaia i giovani riuniti, e tutto lascia temere una nuova notte di scontri con la polizia e di cassonetti incendiati. Insomma, le "concessioni" di Macron per "questa riforma di cui il governo non è stato in grado di spiegare l'indispensabilità" non hanno influito minimamente su una situazione che rischia di sfuggire di mano: un invito ai sindacati a "tornare al tavolo delle trattative fin dalle prossime settimane" e l'ammissione che "la parte della riforma sul lavoro usurante non è abbastanza forte".

Raffinerie chiuse con penuria che comincia a essere avvertita alle pompe di benzina, sciopero dei netturbini a Parigi prorogato fino a lunedì, voli annullati, treni in ritardo o soppressi: il discorso del presidente ha restituito forze alla ribellione e seminato dubbi sul futuro. Persino la visita di Carlo d'Inghilterra, dal 26 al 29 marzo, è adesso in forse. "Carlo III? Lo accoglieremo con un buon vecchio sciopero generale", ha anticipato l'irriducibile Olivier Besancenot, del Nuovo partito anticapitalista.

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