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Tensione in Moldavia, arresti e scontri a Chisinau

Sostegno Ue al governo. Tra i 54 fermi anche un leader del partito filorusso Sor

Marina Tauber, del partito di Ilan Shor (Keystone)

Un’altra giornata di scontri a Chisinau, capitale della Moldavia, dove migliaia di persone sono scese in strada per manifestare contro il governo filo-europeo della premier Maia Sandu. Subito è arrivato il sostegno "incrollabile" del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel che rimarca, in un tweet, "la determinazione" del Paese "a portare avanti le riforme e gli sforzi sul cammino europeo".

L’ombra di Ilan Shor

In Moldavia le proteste contro il forte aumento del costo della vita vanno avanti da settimane, organizzate dal Movimento per il popolo ma con la regia del partito dell’oligarca filo-russo Ilan Shor, che dal 2019 sarebbe in esilio in Israele dopo essere stato condannato per il furto di 1 miliardo di dollari alle banche del Paese.

In un primo momento il corteo ha bloccato il traffico sul viale principale della città, per poi spostarsi verso la piazza della Grande assemblea nazionale. L’area, però, è stata transennata dalle forze dell’ordine per impedire il passaggio e i manifestanti hanno cercato di forzare più volte i blocchi ma sono stati respinti dalle camionette della polizia con cui sono scoppiati scontri. Poi la situazione è tornata apparentemente alla tranquillità. Ma nella giornata ci sono stati diversi arresti, tra cui - ha affermato Marina Tauber, vice capo di Sor - il presidente onorario del partito, Valery Klimenko.


Un momento delle proteste

Clima caldo

Prima della manifestazione, altre 54 persone - tra cui 21 minorenni - erano state fermate dalle forze dell’ordine con addosso coltelli e spray per accendini a gas. Nella notte altri arresti avevano riguardato 25 persone, sospettate di far parte di una rete "orchestrata da Mosca" con l’obiettivo di destabilizzare il piccolo Paese ex sovietico, secondo quanto riportato dal capo della polizia, Viorel Cernauteanu.

Il gruppo è stato individuato grazie a un agente infiltrato che è riuscito a registrare 10 ore di video e audio: a queste persone erano stati promessi soldi per creare "disordini" e destabilizzare il Paese. La Moldavia, il piccolo Stato ai confini ucraini dove le divisioni interne e le tensioni con Mosca fanno temere un coinvolgimento nel conflitto e i cui confini ospitano l’autoproclamata repubblica della Transnistria, rischia così di infiammarsi con i filo-russi in pressing.

Il caso Georgia

E continua a preoccupare anche la Georgia dove le proteste che hanno incendiato Tblisi sono riuscite a fermare una legge in stile russo sugli ‘agenti stranieri’, ritirata dal governo. Ma non la repressione. Con l’ex presidente Mikheil Saakashvili che ha lanciato oggi, dall’ospedale, un nuovo disperato appello: sono "vicino alla morte" dopo essere stato avvelenato in prigione, "all’inizio pesavo 120 chilogrammi, ora 64 e se scendo ancora i medici prevedono un aggravamento" critico. Una tesi negata dall’attuale governo georgiano, secondo cui le condizioni di salute di Saakashvili sarebbero legate al fatto che non si è nutrito a sufficienza. Difficile credere che sia così.

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