medio oriente

Svolta tra Iran e Arabia Saudita, riprese le relazioni

L’accordo mediato dalla Cina dopo sette anni di tensioni e accuse

L’ayatollah Ali Khamenei (Keystone)

Dopo sette anni di tensioni e accuse, l’Iran e Arabia Saudita hanno annunciato a sorpresa di aver raggiunto a Pechino un accordo per il ripristino entro due mesi di normali relazioni diplomatiche, grazie alla mediazione della Cina. Un accordo che prevedibilmente avrà ripercussioni significative ben oltre la regione del Golfo e l’intero Medio Oriente.

Era il 2016 quando Riad tagliò ogni rapporto con Teheran, dopo che la sua ambasciata in Iran venne assaltata da una folla di manifestanti inferociti per l’esecuzione del venerato religioso sciita Nimr al-Nimr avvenuta due giorni prima in Arabia Saudita. Da allora i due pesi massimi regionali sono andati sempre più distanziandosi, perseguendo politiche e alleanze in aperto conflitto: in Yemen, in Siria, in Libano, in Qatar. Gli Accordi di Abramo raggiunti nel 2020 da Israele con gli Emirati Arabi Uniti, grazie alla mediazione dell’allora presidente americano Donald Trump, e successivamente con il Bahrein, il Marocco e il Sudan hanno ulteriormente approfondito il divario tra le due potenze islamiche, l’una sciita, strettamente alleata con Mosca, l’altra sunnita, legata a doppio filo con Washington nonostante qualche turbolenza.

Segnali

Da qualche tempo però il vento stava cambiando. Era in effetti già emersa una volontà di riavvicinamento: delegazioni dei due Paesi avevano iniziato ad incontrarsi prima in Iraq e poi in Oman, senza però raggiungere risultati significativi. Fino a quando è entrata in campo la Cina, che certamente ha un grande interesse a rafforzare la sicurezza intorno alla regione del Golfo, e in particolare nell’area dello stretto di Hormuz, dove ogni giorno transitano 21 milioni di barili di petrolio, pari al 21% del consumo mondiale. Non a caso, dunque, l’accordo annunciato oggi è il risultato di colloqui iniziati lunedì a seguito di un’iniziativa del presidente Xi Jinping volta a "sviluppare relazioni di buon vicinato" tra Iran e Arabia Saudita, come afferma una nota congiunta. Washington ha reagito con una certa freddezza.

Usa soddisfatti, Israele meno

L’amministrazione Biden "valuta positivamente" l’accordo tra i due Paesi, ha affermato il portavoce della sicurezza nazionale americana, John Kirby, precisando tuttavia che, sebbene informati da Riad, "gli Stati Uniti non sono stati direttamente coinvolti".

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, in visita a Roma, non ha commentato, ma in un’intervista diffusa oggi ha di nuovo ammonito che "il mondo dovrà affrontare una guerra e potenzialmente un’orribile guerra nucleare" se non si fermerà Teheran dall’ottenere l’arma atomica.

Un aspro commento è invece arrivato dall’ex premier e capo dell’opposizione israeliana Yair Lapid, secondo cui "l’accordo tra Arabia Saudita e Iran è un totale e pericoloso fallimento della politica estera del governo israeliano", perché "è un crollo del muro di difesa regionale che abbiamo cominciato a costruire contro l’Iran".

Distensione da Teheran

Al di là dell’intesa odierna con Riad, già da alcuni mesi Teheran aveva avviato un’offensiva diplomatica ad ampio raggio. Dall’agosto scorso, il Kuwait ha di nuovo un suo ambasciatore in Iran dopo 7 anni. Un mese dopo anche gli Emirati Arabi hanno inviato un ambasciatore a Teheran, per la prima volta dopo sei anni. Il governo iraniano, rimasto a fianco del governo di Damasco durante i suoi 12 anni di conflitto interno, di recente ha anche affermato che intensificherà gli sforzi per riconciliare la Siria e la Turchia, che ha a lungo sostenuto i gruppi ribelli contro il presidente Bashar al Assad.

Difficile prevedere comunque quali conseguenze quest’offensiva o l’accordo raggiunto a Pechino avranno sui colloqui in stallo dallo scorso anno tra Teheran e le potenze mondiali per rilanciare lo storico accordo del 2015 sul controverso programma nucleare iraniano. Qualche spiraglio si è però visto la settimana scorsa, nel corso della visita in Iran del capo dell’Agenzia atomica internazionale Rafael Grossi, quando Teheran ha accettato di riattivare le telecamere di monitoraggio nei siti nucleari e ha detto sì a nuove ispezioni.

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