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Kosovo e Serbia a Bruxelles per cercare un’intesa

Si prova a negoziare ma l’accordo resta in salita. Prossimo round a marzo

Il tavolo dell’incontro a Bruxelles (Keystone)
27 febbraio 2023
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Eppur si muove. Dopo mesi di tensioni inaspritesi come conseguenza dell’invasione russa in Ucraina, da Bruxelles riparte la locomotiva dell’integrazione europea dei Balcani occidentali. E lo fa cominciando dal suo anello più debole, il Kosovo, uscito indipendente dalle guerre degli anni Novanta e mai riconosciuto dalla Serbia, che a dicembre scorso ha presentato ufficialmente richiesta per entrare in Ue.

Dopo più di cinque ore di negoziati, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, ha annunciato il sostegno da parte del presidente serbo, Aleksandar Vucic, e del premier del Kosovo, Albin Kurti alla proposta franco-tedesca, fatta propria dall’Ue, per normalizzare i rapporti tra i due Paesi. "Vucic e Kurti hanno concordato che non sono necessarie ulteriori discussioni" sul testo, ha spiegato il capo della diplomazia europea al termine dell’incontro, plaudendo all’"atteggiamento responsabile" mostrato dai leader del due Paesi.

Serve tempo

L’intesa, che per i "serbi in Kosovo significa sicurezza, certezza e prevedibilità", dovrà però essere finalizzata a marzo, quando verrà discusso il protocollo di attuazione all’accordo che, ha spiegato Borrell, ne è parte integrante. Ma il presidente serbo Aleksandar Vucic ha parlato di un "incontro difficile" oggi a Bruxelles con il premier kosovaro Albin Kurti e i mediatori europei Josep Borrell e Miroslav Lajcak. E in dichiarazioni al termine della riunione collegiale, ha detto di ritenere che saranno necessari altri incontri in futuro per fare passi avanti. Il primo, ha aggiunto, sarà il 18 marzo in Macedonia del Nord a margine di una missione dell’Alto rappresentante Ue Borrell nella regione. La proposta, planata sul tavolo dei negoziati nello scorso settembre, gode del sostegno di Washington, come testimonia la presenza dell’inviato Usa per i Balcani occidentali, Gabriel Escobar, volato a Bruxelles per sostenere le trattative.

L’ostacolo

Resta l’incognita della creazione di un regime speciale per la minoranza serba in Kosovo. Un punto su cui le autorità di Pristina e Belgrado avevano già convenuto negli accordi di Bruxelles del 2013 e rimasto finora lettera morta. A ostacolare il processo, Mosca, alleata di Belgrado, che per bocca del suo ambasciatore in Serbia Aleksandar Bocan-Harchenko, ha avvertito che "non è il momento per affrontare la questione del Kosovo", fino a quando, sostiene, "Russia e Occidente non avranno stabilito un nuovo ordine mondiale". Un ordine sulla cui definizione Ue e Usa intendono giocare d’anticipo con una mossa che strappi i Balcani a Mosca e Pechino.

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