Estero

A 8 giorni dal sisma ancora sopravvissuti tra le macerie

Via libera di Assad al passaggio di aiuti dalla Turchia. Continuano le polemiche sui soccorsi

Un uomo davanti alla sua casa distrutta (Keystone)
14 febbraio 2023
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Decisione impensabile solo due settimane fa, oggi il presidente siriano Bashar al Assad ha dato il via libera all’arrivo di aiuti umanitari dell’Onu attraverso la Turchia, senza passare per il governo centrale di Damasco. Uno sviluppo politico, diplomatico e umanitario che piomba sull’area come conseguenza del terremoto che ha provocato decine di migliaia di morti e distruzioni nel sud della Turchia e nel nord-ovest della Siria, dopo 12 anni di conflitto armato nel Paese e 9 dalla messa in atto di un meccanismo internazionale per fornire aiuti alle popolazioni siriane che si trovano nelle regioni nord-occidentali in mano ai ribelli antigovernativi. Proprio le zone maggiormente colpite dal sisma, con almeno 200mila sfollati secondo l’Onu, dove finora gli aiuti potevano arrivare tramite un unico valico dalla Turchia.

Adesso, con la concessione di Damasco e senza chiedere il permesso al Consiglio di sicurezza dell’Onu, gli aiuti potranno transitare anche da altri due valichi, sempre aperti sul lato turco. Proprio dal passaggio di Bab as Salama, chiuso per gli aiuti Onu da tre anni, sono entrati oggi i primi undici camion dell’Organizzazione mondiale della migrazione (Oim) carichi di coperte, materassi, tende da campo. Poche ore prima, all’altro valico, quello di Bab al Hawa, l’unico fino a ieri utilizzabile, è entrata una delegazione del Programma alimentare mondiale (Pam). Per gli sfollati siriani, che da più di un decennio vivono solo di aiuti internazionali, l’apertura di altri valichi è una speranza di vita. Di loro gli osservatori internazionali hanno detto che sono terremotati di seri b, poiché a causa della situazione di tensione tra ribelli e governo i soccorsi sono arrivati tardi e con il contagocce. E di tutti i salvataggi di cui si è saputo nei giorni scorsi come nelle ultime ore, pochi riguardano il territorio siriano.

Oggi in Turchia i soccorritori hanno detto che scaveranno per liberare fino all’ultimo sopravvissuto, "le ultime anime vive". Ed effettivamente dopo otto giorni dal terremoto, oltre 200 ore, sono stati estratti dalle macerie una donna di 26 anni, una di 35, un 45enne, due fratelli. Dalla Siria è arrivato il giubilo per una madre e il figlioletto salvati per due volte: prima il giorno del terremoto e 7 giorni dopo dal crollo di quello che era rimasto della loro casa.

Ma ci sono polemiche: i vigili del fuoco di Valladolid hanno denunciato al rientro che gli edifici vengono demoliti prima ancora che sia completato il recupero dei sopravvissuti. "Nel momento in cui abbiamo messo piede ad Adiyaman (una delle città più colpite dal sisma) l’idea con cui eravamo arrivati è stata smantellata": ha detto uno di loro sottolineando la frustrazione per aver visto demolire interi edifici in cui potevano esserci centinaia di persone, in particolare uno in cui si sapeva che c’erano 180 abitanti e solo 10 sono stati salvati.

Ora, secondo gli analisti, l’apertura politica di Assad, sostenuto da Russia e Iran e inviso a buona parte della comunità occidentale, non solo facilita le operazioni di soccorso agli sfollati ma può contribuire ad avvicinare il governo turco a quello siriano. A lungo divisi dalle trincee militari che si sono create in questi anni, adesso sono accomunati dall’interesse di contenere gli effetti disastrosi del sisma. Damasco e Ankara del resto hanno ripreso i contatti tecnici da diversi mesi, con la mediazione di Mosca. Prima del terremoto si attendeva il via libera per una prima conversazione telefonica tra Assad e il presidente turco Tayyip Recep Erdogan. Oggi, un altro timido segnale di normalizzazione dei rapporti tra i due attori mediorientali: all’aeroporto di Aleppo, in una zona controllata dal governo siriano, è atterrato per la prima volta dopo 12 anni un aereo saudita (Riad è rivale di Teheran) con aiuti umanitari destinati alle vittime del sisma.

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