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L’Australia non vuole Re Carlo sulle sue banconote

L’erede di Elisabetta non apparirà sui nuovi 5 dollari. Al suo posto una figura per onorare la cultura aborigena

Carlo scalzato dagli aborigeni (Keystone)
2 febbraio 2023
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L’Australia si allontana dalla corona britannica e lo fa scegliendo uno dei simboli del legame con la ex madrepatria: le banconote. È stata infatti annunciata la decisione di non inserire l’effige di re Carlo III al posto di quella della defunta Elisabetta II sul nuovo taglio da 5 dollari ma di optare per una raffigurazione in onore della cultura aborigena. Decisione presa dalla banca centrale, la Reserve Bank of Australia (Rba), e in accordo col governo guidato dal premier laburista di origine italiana Anthony Albanese, che in passato si è già espresso in favore di un passaggio dall’attuale monarchia parlamentare, con capo di Stato il sovrano britannico, alla repubblica.

Il Commonwealth che si sgretola

La notizia è senza dubbio un segnale per re Carlo - che continuerà comunque a comparire sulle nuove monete australiane attese per la fine dell’anno - trovatosi a gestire anche l’impegnativa eredità rappresentata dal Commonwealth, la comunità di Paesi quasi tutti accomunati dalla passata appartenenza all’Impero britannico. E in particolare i 14 "reami" in cui la corona esercita ancora un ruolo istituzionale. Sono tante infatti le spinte centrifughe in atto, fra recriminazioni nel ricordo dei misfatti coloniali o schiavisti del passato alle pulsioni repubblicane.


Carlo in visita in Australia nel 2019 assiste a una danza locale (Keystone)

Non a caso la decisione di non rappresentare Carlo sulle banconote è stata motivata col desiderio di "onorare la cultura e la storia dei primi australiani", come ha spiegato la banca centrale riferendosi ai nativi. Scelta molto apprezzata non solo dalla comunità aborigena, la cui presenza in Australia ha migliaia di anni, ma anche dal movimento repubblicano. "L’Australia crede nella meritocrazia, quindi l’idea che qualcuno debba apparire sulla nostra valuta per diritto di nascita è inconciliabile, così come l’idea che debba essere il nostro capo di Stato per diritto di nascita", ha dichiarato Craig Foster, presidente dell’Australian Republic Movement.

Il dibattito e le polemiche

Mentre i monarchici protestano e il Liberal Party all’opposizione parla di un attacco contro "la nostra società e le nostre istituzioni". C’è quindi un dibattito aperto su quello che dovrà essere l’Australia in un futuro non lontano. E la morte della regina avvenuta l’8 settembre scorso ha avuto un effetto molto importante. Secondo infatti un sondaggio di Ipsos dello scorso dicembre, il 54% dei cittadini concorda sul fatto che dopo la fine del regno di Elisabetta il Paese dovrebbe porre fine ai suoi legami formali con la monarchia britannica, mentre il 46% è in disaccordo. Un tentativo di cambiare c’era già stato col referendum del 1999, vinto dai favorevoli alla monarchia ma con un margine di vantaggio ridotto sui filo-repubblicani. Si prospettano quindi momenti non facili per Carlo III alla guida del Commonwealth, anche per quanto riguarda i Caraibi: dopo che Barbados ha formalizzato nel 2021 l’addio al legame diretto con la corona altri Stati si preparano a farlo.

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