Lo speaker della Duma evoca dure ritorsioni. Macron valuta di inviare i carri armati Leclerc. Dimostrazione di unità all’incontro con Scholz a Parigi.
Roma – "La fornitura di armi offensive a Kiev porterebbe a un disastro globale". Nel giorno 333 della guerra, lo speaker della Duma russa Viacheslav Volodin evoca durissime ritorsioni di Mosca per il sostegno militare occidentale all’Ucraina, soprattutto se dovesse materializzarsi con l’invio dei tank. "Se Washington e i Paesi della Nato inviano armi da impiegare per attaccare città pacifiche o per tentare di occupare le nostre terre, una minaccia che è stata fatta, questo provocherebbe una reazione con l’uso di armi ancora più potenti", ha inveito il presidente della Camera bassa russa, mentre resta lo stallo sui Leopard tanto richiesti dalle forze ucraine per ottenere un chiaro vantaggio offensivo sugli invasori.
Promettendo "tutto il sostegno necessario" a Kiev, da Parigi il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha difeso la cautela tedesca sulla fornitura dei tank, sottolineando che "il modo in cui noi abbiamo agito in passato è stato sempre in stretto coordinamento con i nostri amici ed alleati, e continueremo ad agire in funzione della situazione concreta". Intanto, anche il presidente francese Emmanuel Macron entra nella partita delle armi pesanti, "non escludendo" la fornitura di carri armati Leclerc a Kiev: "Ho chiesto al ministro della Difesa di lavorarci su", ma in ogni caso "è qualcosa che si valuta tutti insieme", ha spiegato.
I due leader si sono ritrovati oggi a Parigi nell’anniversario del Trattato dell’Eliseo, siglato 60 anni fa dai loro predecessori Charles de Gaulle e Konrad Adenauer per sancire la riconciliazione dopo la Seconda guerra mondiale. Le loro parole fanno eco alle ultime dichiarazioni del ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, che annunciando l’intenzione di visitare l’Ucraina "probabilmente entro le prossime quattro settimane", ha ribadito il "dialogo molto stretto con i partner internazionali, soprattutto con gli Stati Uniti" sulla questione dei Leopard (e probabilmente anche degli Abrams americani).
Secondo il settimanale Der Spiegel, alla fine la Germania potrebbe trasferire 19 tank Leopard 2A5 all’Ucraina, tra quelli attualmente utilizzati come mezzi di addestramento e destinati allo smaltimento se non inviati a Kiev. Il governo di Volodymyr Zelensky resta ottimista sul fatto che l’ok di Berlino prima o poi arriverà. Perché "per salvare la nave globale, aspettare non funzionerà", ha incalzato il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak.
Ma intanto diventa sempre più esplicita la spaccatura nella Nato, con il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki che ha definito "inaccettabile" l’atteggiamento della Germania, chiedendo "una dichiarazione chiara" di Berlino per autorizzare i Paesi che dispongono di Leopard tedeschi ad inviarli a Kiev, prima tra tutte Varsavia.
E in favore di Kiev insiste anche Londra, che dopo aver consegnato gli elicotteri Sea King vorrebbe "vedere gli ucraini equipaggiati con cose come il Leopard 2, così come i sistemi di artiglieria che sono stati forniti loro da noi e da altri", sono state le parole del ministro degli Esteri James Cleverly. A testimoniare il sostegno britannico all’Ucraina è anche l’ex premier Boris Johnson, che in una visita a sorpresa a Kiev da Zelensky ha chiesto di mandare al Paese in guerra "tutti gli strumenti necessari" per battere la Russia.
Con il dibattito che si concentra sulle nuove forniture di armamenti, è sparita quasi del tutto la parola ‘pace’ dalle bocche di entrambi gli schieramenti, mentre Mosca ha alzato ancora i toni con il falco Dmitri Medvedev che ha parlato di un Occidente pronto a "sbranare" la Russia e "distruggerla all’infinito". L’incontro di Ramstein e le forniture di armi pesanti a Kiev "non lasciano dubbi" su questo, ha scritto su Telegram il vice presidente del Consiglio di sicurezza russo.
Sul terreno intanto la guerra non conosce tregua, facendo strage delle truppe di entrambi i fronti: in quasi un anno di invasione, i combattimenti hanno provocato quasi 180.000 tra morti o feriti nell’esercito russo e 100.000 in quello ucraino, senza contare i 30.000 civili uccisi, secondo le stime fornite dal capo dell’esercito della Norvegia. Lo stato maggiore ucraino ha ribadito che "gli sforzi principali del nemico sono concentrati sulla conduzione di un’offensiva nella direzione di Bakhmut", mentre Kiev ha smentito le rivendicazioni russe sul fronte di Zaporizhzhia: "Il nemico non sta conducendo operazioni attive e su larga scala" nell’oblast, ha detto Yevhen Yerin, capo del centro stampa congiunto delle forze di difesa della direzione di Tavriya, sottolineando che le truppe di Mosca hanno avuto alcuni successi in alcune aree, ma attualmente tutte le posizioni delle forze ucraine sono state ripristinate.