l’invasione russa

Putin consegna a Gerasimov il comando della guerra

Il capo di Stato maggiore guiderà anche le operazioni in Ucraina. Kiev teme un attacco congiunto dalla Bielorussia

Valery Gerasimov (Keystone)
11 gennaio 2023
|

Undici mesi dopo l’inizio dell’operazione militare, e a soli tre mesi della nomina a comandante del generale Serghei Surovikin, Mosca rimescola nuovamente le carte: a guidare le truppe in Ucraina sarà il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov in persona. Un salto di livello per garantire "un migliore coordinamento" e una "maggiore efficienza".

E forse anche una risposta all’insofferenza dell’ala più dura dei nazionalisti per l’andamento del conflitto. Tra questi, Yevgeny Prigozhin, che poche ore prima aveva annunciato la conquista dei suoi miliziani della Wagner della città di Soledar, nel Donbass, affermando che "nessun’altra unità" aveva partecipato all’impresa. Solo per venire smentito poche ore dopo dal Cremlino. "Il più alto livello del comando militare" deciso per l’operazione in Ucraina, ha spiegato il ministero della Difesa, è dovuto all’"ampliamento dei compiti" e alla necessità di coordinare non solo le azioni sul campo ma anche "il sostegno logistico" alle truppe. Surovikin, che è capo delle forze aerospaziali, farà da vice a Gerasimov, insieme con il comandante delle truppe di terra Oleg Salyukov e il generale Alexey Kim.

In precedenza era stato il portavoce della presidenza, Dmitry Peskov, a smentire la conquista di Soledar annunciata da Prigozhin con le sue parole al veleno. "Aspettiamo, non affrettiamoci, attendiamo dichiarazioni ufficiali", aveva detto. Per poi far notare che se anche ci fosse la conferma, la conquista di Soledar sarebbe semplicemente un "successo tattico". Perché il vero successo "sarà ottenuto quando avremo raggiunto gli obiettivi stabiliti dal Comandante Supremo". Putin, appunto. Quella in atto per il controllo di Soledar e di Bakhmut, distante una quindicina di chilometri, è la battaglia "più sanguinosa", secondo Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Gli aiuti occidentali

Kiev assicura che sta resistendo, e anzi rilancia, dicendosi sicura di poter costringere i russi a ritirarsi dal suo territorio, a patto che la Nato fornisca le armi che finora ha rifiutato di mettere a disposizione dell’Ucraina, temendo un coinvolgimento diretto nel conflitto. "Solo i missili con una gittata di oltre cento chilometri ci permetteranno di accelerare in modo significativo la liberazione dei territori", ha affermato in un’intervista all’Afp Podolyak, dicendosi convinto che in tal caso Kiev risulterebbe vincitrice entro il prossimo autunno. Se i Paesi occidentali forniranno questi missili, gli ucraini si impegneranno a non usarli per attaccare la Russia, ha aggiunto.


Putin con Gerasimov (Keystone)

Del sostegno militare a Kiev ha parlato il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba in un colloquio telefonico con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, secondo il quale l’Alleanza deve "fornire più rapidamente attrezzature più avanzate". La Polonia si è detta pronta a consegnare all’Ucraina carri armati Leopard e il governo britannico, secondo una portavoce di Downing Street, sta valutando una mossa analoga. "Per l’Ucraina stiamo facendo tutto ciò che possiamo. Siamo pronti a inviare altre armi per quanto possibile, prima di farlo ovviamente sarà informato il Parlamento", ha detto da parte sua il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, aggiungendo che "stiamo discutendo con i francesi per le armi di difesa aerea". Il riferimento è al Samp-T, che sarebbe fondamentale per difendere i cieli ucraini. Zelensky, in visita a Leopoli, ha poi avvertito che l’Ucraina deve "essere pronta" anche a un eventuale attacco dalla Bielorussia, dove le truppe di Mosca e di Minsk stanno addestrando una forza congiunta.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE