Investimenti letali in aumento in Italia. Sono quelle di Lombardia (52 vittime) e Lazio (41) le strade più pericolose
Sono stati 307 (108 donne e 199 uomini, 257 italiani e 50 stranieri) i pedoni morti sulle strade italiane lo scorso anno, contro i 271 del 2021 e i 240 del 2020, un numero allora ridotto causa lockdown. È il bilancio parziale fornito dall’Osservatorio pedoni dell’Asaps, l’Associazione sostenitori Polstrada italiana. I dati non comprendono i decessi avvenuti in ospedale a distanza di tempo, e l’Asaps stima una percentuale fra il 30 e il 35% di feriti gravi morti poi nelle terapie intensive.
Dall’analisi sull’età dei deceduti emerge che 14 avevano meno di 18 anni, il più piccolo solo 3 mesi, un altro 15 mesi, altri due bimbi avevano 2 anni, quasi tutti investiti sulle strisce in compagnia dei genitori. Ma è tra gli ultra 65enni che è avvenuta ancora una volta una strage, con 116 decessi, di cui 59 oltre gli 80 anni: chi esce di casa, ha più di 65 anni e va a piedi ha un rischio altissimo di essere investito, con quasi il 40% dei casi individuati dall’Osservatorio.
In 42 casi il conducente è fuggito (rispetto ai 49 casi accertati nel 2021), lasciando la vittima a terra. Asaps ha calcolato che ogni sette incidenti mortali con pedoni, uno è provocato da un ‘pirata stradale’. Le regioni più a rischio per i pedoni sono state Lombardia (52 morti) e Lazio (41).